Costa lascia, De Raho si incolla. Un caso di doppio standard istituzionale

Il garantista Costa, passato a FI, lascia la presidenza della Giunta per le Autorizzazioni, per rispetto istituzionale. Il grillino De Raho, chiamato in causa sul caso dossier, se ne sta abbarbicato alla vicepresidenza dell’Antimafia, tra gli applausi dei manettari

Il paese della giustizia buttata in politica. Lo sappiamo già. Ieri Enrico Costa, garantista e gentiluomo, si è dimesso dalla presidenza della Giunta per le autorizzazioni della Camera, perché, passato da Azione a FI, si è trovato a rappresentare la maggioranza, e non l’opposizione da cui era stato designato. Non che questo cambi la qualità dell’uomo, cosa che non si può invece dire sempre né per tutti. Ha ribadito che le dimissioni non erano “tecnicamente dovute”, ma ha voluto “scongiurare tensioni che posso giudicare strumentali, ma che distoglierebbero la Giunta dai suoi compiti delicati”. La sghignazzante Milella, su Rep. s’è peritata di segnalare che “il messaggio delle opposizioni” per farlo dimettere era giunto “dalle pagine del Fatto, con la rassegna stampa”.

Dalla pagine del giornale che manda pizzini a Costa, invece, non è mai arrivato nulla, se non sperticate difese d’ufficio per il grillino Cafiero De Raho, passato dalla toga alla vicepresidenza dell’Antimafia nonostante le richieste di chiarimenti (ignorate) per la famosa questione dei dossier, dato che dirigeva la Dna quando Striano e Antonio Laudati facevano le cose loro, e Laudati dice che De Raho “sapeva tutto”. Ma per lui no, non c’è opportunità. Doppio standard.

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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