Non resta che ridere

Parroci in allerta e pronti a ricevere i fedeli pentiti d’aver peccato “contro la sinodalità”

La grande ouverture del Sinodo sulla sinodalità-atto finale sarà il 1° ottobre nella basilica vaticana, alle ore 18. Il Papa presiederà una celebrazione penitenziale così strutturata: prima un “tempo di ascolto di tre persone che hanno subito il peccato: il peccato degli abusi; il peccato della guerra; il peccato dell’indifferenza di fronte al dramma presente nel fenomeno crescente di tutte le migrazioni”. Successivamente, ecco la confessione di alcuni peccati: “Chi esprimerà la richiesta di perdono lo farà a nome di tutti i battezzati”. E qui arrivano i problemi, perché i peccati che saranno confessati davanti al Papa “a nome di tutti i battezzati” sono il peccato contro la pace: il peccato contro il creato, contro le popolazioni indigene, contro i migranti; il peccato degli abusi; il peccato contro le donne, la famiglia, i giovani; il peccato della dottrina usata come pietre da scagliare contro; il peccato contro la povertà; il peccato contro la sinodalità / mancanza dell’ascolto, comunione e partecipazione di tutti”. L’elenco è vero (qualcuno pensava fosse un fake) e numerosi vescovi hanno levato gli occhi al cielo. Qualche parroco l’ha presa sul ridere, magari attendendo che gli si presenti un fedele che chiede l’assoluzione per aver peccato contro la sinodalità (qualunque cosa voglia dire). Già: ma cosa vuol dire?

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.

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