Gli sbarchi in calo, la lotta all’evasione che funziona e le altre buone notizie che mandano la politica in tilt

L’immigrazione cala grazie alla collaborazione con la cattivissima Europa, la manovra avrà a disposizione, forse, qualche soldino in più anche grazie all’utilizzo capillare dell’odiato Pos. Ma ancora: il patriarcato fa un passo indietro, e gli omicidi nei confronti delle donne scendono. Perché non se ne parla?

Ci sono buone notizie facilmente rivendicabili, come possono essere per esempio i numeri legati alla crescita, come possono essere per esempio i numeri legati al lavoro, come possono essere per esempio i numeri legati alle esportazioni, numeri che con disinvoltura il governo e a volte persino alcuni esponenti dell’opposizione sbandierano come successi reali del nostro paese. Ci sono notizie buone, buone a livello universale, anche se persino tra queste notizie buone si nasconde a volte qualche insidia, chiedere ai sindacati più estremisti se hanno mai esultato per i numeri record sul lavoro, no naturalmente, perché esultare su quei numeri significherebbe dover ammettere che anni di battaglie contro i governi di ogni colore finalizzate a denunciare i crimini politici dai governi nemici del lavoro erano solo battaglie demagogiche e strumentali. E ci sono poi buone notizie meno facilmente rivendicabili, più scivolose, più tortuose, che quando si presentano come tali, come buone notizie, suscitano un brivido, paralizzano, vengono trattate con distrazione e a volte persino con un po’ di imbarazzo.

Ci sono buone notizie che non si possono rilanciare, dunque, e una tra queste riguarda per esempio l’immigrazione. Le buone notizie, su questo fronte, sono indicibili, per un pezzo della destra italiana. E non sono dicibili, o quanto meno rivendicabili, non perché i numeri siano negativi ma perché sono buoni. E sono buoni perché il governo, duro e puro, il governo che voleva chiudere i porti e bloccare le navi in mare, piuttosto che usare il pugno duro, in questi mesi, piuttosto che assumere la posa anti europeista, è riuscito a governare i flussi grazie all’aiuto della cattivissima Europa. Numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1° gennaio 2024 al 20 settembre 2024 comparati con i dati riferiti allo stesso periodo degli anni 2022 e 2023: 68.420 nel 2022, 132.796 nel 2023, 45.067 nel 2024. Dunque, si capisce la difficoltà: come si fa a dire che la strategia giusta per governare l’immigrazione è la strategia opposta a quella professata per anni dalla destra di governo?

La seconda buona notizia, anch’essa imbarazzante per il governo, è il famoso extragettito, ovvero i famosi risultati della lotta contro l’evasione. Tema: il governo potrebbe avere qualche soldino in più quest’anno per la manovra, forse, e se potrà averlo dovrà ringraziare tutto ciò che ha sempre demonizzato, ovverosia l’utilizzo capillare, sistematico, rigoroso degli strumenti della vecchia Equitalia, oggi Agenzia delle entrate, che anche grazie all’utilizzo capillare dell’odiato Pos, dell’odiata tecnologia che tanto stress e tanta pressione avrebbe dovuto arrecare ai poveri commercianti, ha creato le condizioni per avere una lotta contro l’evasione in grado di produrre risultati veri. Secondo l’ultimo bollettino, nel periodo gennaio-luglio 2024, le entrate erariali accertate ammontano a 328,365 miliardi di euro, con un aumento di 19,2 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2023 (+6,2 per cento). Le imposte dirette sono aumentate di 14,024 miliardi di euro, quelle indirette hanno registrato una crescita di 5,177 miliardi di euro e le entrate derivanti dall’accertamento dell’evasione fiscale hanno raggiunto 8,441 miliardi (+2,046). Un record.

Dicevano, all’opposizione: no, così non va, non si può entrare nella vita degli altri, non si può costringere tutti a usare il Pos, non si può creare un Grande Fratello fiscale. E dunque, si capisce perché, oggi non possano dire: evviva, e grazie a chi ha creato questo sistema, grazie a chi ha permesso di avere un po’ meno evasione e un po’ più di soldi da usare per far crescere il paese. Imbarazzante, no? Fra tutti gli imbarazzi più interessanti di questa stagione politica ce n’è un altro però speciale, da studiare, che riguarda un dato in teoria formidabile. Andiamo ancora sul sito del ministero dell’Interno. Tra i molti dati offerti dal Viminale ce n’è uno significativo che riguarda il trend dei reati. Il 9 settembre, il dipartimento della Pubblica sicurezza ha diffuso l’andamento degli omicidi. Non di tutti ma di alcuni in particolare: “Gli omicidi volontari consumati, e nello specifico di quelli con vittime donne, nel triennio 2021-2023 e nel periodo 1° gennaio-8 settembre 2024, confrontato con l’analogo periodo del 2023”. I numeri sono sorprendenti. Alla data odierna, scrive il dipartimento, relativamente al periodo 1° gennaio 8 settembre 2024, sono stati registrati 200 omicidi, con 67 vittime donne, di cui 60 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, 38 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Si legge dal rapporto: “Analizzando gli omicidi del periodo sopra indicato rispetto a quello analogo dello scorso anno, emerge che il numero degli eventi è in diminuzione, da 244 a 200 (18 per cento), come pure è in calo il numero delle vittime di genere femminile, che da 84 scendono a 67 (-20 per cento)”. E ancora: “Anche i delitti commessi in ambito familiare/affettivo fanno rilevare un decremento nell’andamento generale, passando da 108 a 94 (-13 per cento); altresì, si registra una diminuzione per quanto attiene al numero delle vittime di genere femminile, che da 69 scendono a 60 (-13 per cento). In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2023, anche il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 49 diventano 44 (-10 per cento), e quello delle relative vittime di genere femminile, che da 44 passano a 38 (-14 per cento)”. Ripetiamo, per chi si fosse distratto. Nell’anno in corso, rispetto alle stesso periodo dell’anno precedente, sono diminuiti gli omicidi contro le donne, sono diminuiti gli omicidi nelle famiglie, sono diminuiti gli omicidi commessi dal partner o ex partner, sono diminuiti gli omicidi che hanno come vittime le donne all’interno del contesto familiare (anche se i numeri, ovviamente, restano alti e non tali da non essere ugualmente preoccupati dal fenomeno).

In un paese normale, la notizia dovrebbe essere salutata con soddisfazione, come dovrebbero esserlo tutte le notizie che indicano l’inversione di un trend drammatico, e invece nulla, zero, nessuna traccia sui giornali, i telegiornali, i media di ogni tipo. Eppure, ci sarebbe da essere soddisfatti, soprattutto a sinistra. Il patriarcato fa qualche passo indietro, gli appelli contro la violenza sulle donne iniziano a dare i loro frutti, i casi Cecchettin sono ancora tanti ma iniziano a essere un po’ meno rispetto all’anno precedente. E invece zero. Lo spirito del tempo che impedisce di rallegrarsi per l’inversione di un trend drammatico non consente alla destra di rivendicare un risultato che pure potrebbe rivendicare (tema di fondo: l’emergenza c’è ancora e dire che le cose vanno meglio significa esporsi alle critiche di chi potrebbe dirti, no le cose vanno ancora male, anche se sembrano andare meglio). E dall’altra parte, l’odio per il governo impedisce all’opposizione di riconoscere che le battaglie in comune contro la violenza sulle donne forse hanno avuto qualche effetto.

Risultato: la percezione resta sempre la stessa, l’idea che l’Italia sia un paese immobile resta e le buone notizie vengono messe da parte per paura che le buone notizie possano allentare la pressione e possano essere il sintomo di una azione positiva di un governo che la sinistra descrive da tempo come amico del patriarcato. Le buone notizie invece ci sono, alcune sono comode, altre meno comode, ma se c’è qualcuno che ha paura a raccontarle significa che quel qualcuno ha un problema con la propria coscienza e la propria narrazione. Viva le buone notizie, anche quando creano imbarazzo.

  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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