Il piano di Zelensky per la vittoria. Cosa aspettarsi dalla sua visita in America

Le linee guida del piano per la vittoria di Kyiv e le attese sulle richieste a Washington: il presidente ucraino spera infatti nella revoca delle restrizioni sull’uso delle armi occidentali in territorio russo, ma il rischio escalation è dietro l’angolo. La parola a esperti ed ex ministri ucraini

Kyiv. All’inizio della prossima settimana, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky arriverà a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e secondo la Reuters parlerà anche al Consiglio di sicurezza dell’Onu della guerra della Russia contro l’Ucraina. La visita di Zelensky negli Stati Uniti non si limiterà al discorso all’Onu: secondo fonti del Foglio nell’Ufficio della presidenza ucraina, a margine dell’Assemblea generale Zelensky prevede un incontro con il presidente americano Joe Biden, e vorrebbe parlare anche con i due candidati alla presidenza americana, Donald Trump e Kamala Harris. Il presidente ucraino intende presentare a entrambi i candidati il “piano di vittoria” preparato dal suo team alla vigilia di questa visita.



Il nome del piano ucraino, anche se pretenzioso, non è nato per caso, spiega al Foglio l’analista politico Volodymyr Fesenko. Fesenko ricorda che, quando negli Stati Uniti si è discusso animatamente e per mesi dello stanziamento di 60 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina, i repubblicani al Congresso avevano chiesto che la Casa Bianca e Biden fornissero un piano d’azione concreto che avrebbe portato l’Ucraina alla vittoria, e non soltanto di stanziare ancora una volta denaro per il suo sostegno. Memore di quelle discussioni, questa volta il governo ucraino ha deciso di prendere da solo l’iniziativa. “Naturalmente ci sono aspettative riguardo la visita, ma sono molto contenute”, dice l’analista. Innanzitutto, Zelensky spera che gli Stati Uniti revochino almeno parzialmente le restrizioni sull’utilizzo delle armi occidentali a lungo raggio in territorio russo. Ma a giudicare dalle informazioni trapelate sui media occidentali, secondo cui la decisione non è ancora stata presa o che la Casa Bianca permetterà all’Ucraina di effettuare attacchi a lungo raggio solo con missili britannici e non americani, il dibattito sulla questione a Washington è ancora in corso, osserva Fesenko.



L’Ucraina, invece, nel suo “piano di vittoria” dettaglierà le sue esigenze militari e il numero di armi necessarie per soddisfare al massimo l’attuazione del piano. “Ma questo non significa che saranno soddisfatti in toto, anzi probabilmente solo in parte”, suggerisce Fesenko. E l’assistenza all’Ucraina, come in passato, sarà fornita per gradi. Gran parte del “piano di vittoria” riguarderà questioni di sicurezza, prevede invece Volodymyr Ohryzko, ministro degli Esteri ucraino dal 2007 al 2009. Anche se il team del presidente non ha ancora rivelato i dettagli del documento, è molto probabile che conterrà una parte riguardante l’assistenza militare americana, che potrà aiutare a raggiungere un risultato concreto sul campo di battaglia: “La situazione futura al fronte dipenderà direttamente da questo”. E’ anche probabile che l’Ucraina proponga di aumentare la pressione delle sanzioni occidentali sulla Russia. Un elemento ovvio del piano sarà la questione del risarcimento da parte della Russia per i danni causati all’Ucraina. “Il congelamento dei beni è solo l’inizio”, dice al Foglio l’ex ministro, che ricorda come i paesi occidentali abbiano già congelato beni russi per un valore di 300 miliardi di dollari, ma finora ci sono grossi problemi nel trasferire all’Ucraina anche solo una parte di questi fondi confiscati, che potrebbe spendere per produrre le proprie armi e sostenere l’economia. “Nessuno vuole spendere i soldi dei contribuenti per la guerra. Quindi lasciamo che sia la Russia a pagare”, insiste.

L’obiettivo generale del piano, tuttavia, è quello di rafforzare le capacità militari dell’Ucraina, aumentare il costo della guerra per la Russia e sviluppare una strategia di deterrenza. Si tratta di costringere la Russia alla pace, spiega Fesenko. Solo allora potranno iniziare i negoziati diplomatici per porre fine alla guerra.

Una parte importante del viaggio di Zelensky negli Stati Uniti sono poi i colloqui con Donald Trump e con Kamala Harris, dice al Foglio Pavlo Klimkin, ministro degli Esteri ucraino dal 2014 al 2019. Entrambi i candidati alla presidenza degli Stati Uniti dovrebbero avere un’idea dei prossimi passi da compiere in merito alla guerra in Ucraina. “Dopo l’incontro con Zelensky, i candidati possono dare ai loro team istruzioni sulla direzione in cui dovranno lavorare”, spiega l’ex ministro. Dall’incontro con Biden, tuttavia, Zelensky si aspetta un innalzamento della posta in gioco, anche se solo su punti chiave, come l’autorizzazione all’uso di armi a lungo raggio sul territorio russo. “Questo sarà un importante segnale politico e militare”, dice Klimkin fiducioso. L’ex ministro ritiene inoltre che gli Stati Uniti potrebbero iniziare a investire nel complesso militare-industriale ucraino, come già sta facendo la Danimarca.



Il più grande ostacolo alla realizzazione di qualsiasi piano ucraino è che l’America teme un’ulteriore escalation della guerra in Ucraina come in passato, ritengono gli esperti ucraini, che insistono sul fatto che non ci debbano essere timori nei confronti della Russia. Pertanto, data la politica cauta della Casa Bianca, è improbabile che l’Ucraina ottenga tutto ciò di cui ha bisogno prima della fine delle elezioni americane, ritiene realisticamente Ogryzko. “Dopo le elezioni, forse, riceveremo un forte impulso dagli Stati Uniti”.

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