Arriva il “bonus Natale”. Ma non doveva essere “finita la stagione dei bonus” (Meloni dixit)?

In arrivo un emendamento del governo al decreto Omnibus: solo per dicembre i lavoratori con reddito fino a 28 mila euro l’anno avranno “100 euro netti” in più in busta paga, ha spiegato il viceministro Leo. Costo stimato, 100 milioni. Ma, da Cernobbio all’assemblea di Confindustria, la premier diceva di averla fatta finita con i bonus

“La stagione dei bonus e delle risorse buttate dalla finestra è finita”, annunciava la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Forum di Cernobbio. Rubinetti chiusi, insomma: non ci sono soldi da sprecare. Tesi ribadita nell’intervento della premier all’assemblea 2024 di Confindustria. “Non ci sarà un bonus per la ristrutturazione della seconda o terza casa né un reddito di cittadinanza. Abbiamo definitivamente chiuso quella stagione. Basta gettare soldi dalla finestra per ottenere consenso facile”. L’avrà sentita il viceministro dell’Economia Maurizio Leo? Perché ieri a Speciale Telefisco del Sole24ore, Leo ha annunciato che il governo è riuscito “ad anticipare il bonus Befana a dicembre 2024 grazie al fatto che le entrate stanno andando bene”. Insomma, ecco l’ennesimo bonus una tantum che Meloni aveva promesso di tagliare.

Inizialmente il bonus era pensato per le tredicesime ma poi è slittato a gennaio per problemi di coperture. Ora il buon andamento dei conti ha cambiato la situazione e il bonus prenderà forma attraverso un emendamento del governo al decreto Omnibus, che dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Insomma, per dirla con un titolo di giornale, il “bonus Befana” si trasformerà in “bonus Natale”. Si tratta di una misura “di 100 euro netti senza tassazione”, ha spiegato Leo, riservata alle famiglie a basso reddito, dunque potranno accedervi i lavoratori con redditi tra 8.500 e 28 mila euro annui (la platea è di circa un milione di destinatari). Il costo stimato è quindi di 100 milioni di euro.

Dei molteplici bonus-lavoro del governo avevamo scritto qui. Già a maggio evidenziavamo come il problema di fondo di queste misure sia che non c’è nessuna emergenza lavoro in corso, come del resto ha ricordato anche la premier pochi giorni fa all’assemblea di Confindustria. Ciò che invece servirebbe, e su cui occorre spendere, è invece una “formazione elevata di lavoratori a elevato know-how e alta produttività, mentre oggi la percentuale di posti non coperti per mancati profili formati è a doppia cifra percentuale nella manifattura avanzata”. Inoltre “non ha senso continuare a spendere soldi pubblici in bonus a tempo per il lavoro, mentre si continuano a rinviare i decreti attuativi per gli incentivi agli investimenti della transizione green e di Industria 5.0. Se vogliamo una ripresa industriale e non di lavoro a bassa qualità, sono gli investimenti privati la priorità”.

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti

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