Ultima arrivò la Sovrintendenza: fermi tutti, lo stadio Meazza si può anche abbattere

La Sovrintendenza apre alla possibilità di abbattere il secondo anello di San Siro, lasciando spazio a una nuova arena in quella zona. Inter e Milan devono ora decidere sul futuro del progetto

Ultima arrivò la Sovrintendenza, tirata in ballo per la giacchetta prima da un assurda richiesta di parere vincolante (lo zampino di Sgarbi) ambientale e poi da una altrettanto assurda paura del sindaco Beppe Sala di fare un passo più lungo della gamba, e allora era stato richiesto un parere sul futuro (scatterebbe nel 2025) vincolo di vetustà del secondo anello del Meazza. Ora che Inter e Milan hanno detto a chiare lettere al Comune che il progetto di restyling di Webuild non va bene, e che il Comune ha capito di essere rimasto col cerino in mano, ecco che una schiarita arriva dalla sovrintendente Emanuela Carpani che ha fatto capire ai club, in un incontro di vertice, che la demolizione parziale del secondo anello è fattibile: “Probabilmente una parte dovrà essere sacrificata”. In altre parole, torna di moda l’idea originale di costruire un nuovo stadio nell’area di San Siro, previo abbattimento, tranne un moncherino, del vecchio stadio. “Cercheremo di mantenere il più possibile del vecchio stadio, compatibilmente con l’intervento che devono fare”, ha dichiarato Carpani. Insistendo che dovrà essere “di grande qualità architettonica, soprattutto per chi ci abita”. Un mezzo via libera insomma per tornare a parlare (o meglio trattare: dal punto di vista economico) delle aree adiacenti e della loro destinazione. C’è anche l’ipotesi che il Meazza diventi uno stadio per il calcio giovanile e femminile. Ma siamo ancora alle ipotesi: riusciranno i club a vedere approvato (seppur rivisto) il progetto che la politica ha bocciato quattro anni fa? Oppure si tornerà al suk delle ultime settimane: quanto ci date se restiamo qui e diamo una mano a risistemare il moloch?

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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