Ricci: “Sosteniamo Fitto, ma ci dia garanzie europeiste. Il Pd sia il partito del pacifismo pragmatico”

“Ha esperienza amministrativa ed europea. Le deleghe alla coesione e al Pnrr sono importanti, ma senza l’ambiguità politica di Meloni su von der Leyen l’Italia avrebbe potuto ottenere di più. La premier non può contare vittoria, i conservatori sono isolati”, dice l’europarlamentare dem

“Raffaele Fitto è sicuramente una persona di lunga esperienza, sia dal punto di vista amministrativo che europeo”. E il Pd è pronto a sostenerlo? “Intanto non è un voto personale, ma complessivo sulla nuova Commissione. Noi chiediamo coerenza con il mandato che von der Leyen ha ricevuto dal Parlamento europeo. Se Fitto vorrà fare davvero il commissario dovrà dare le risposte giuste, giurare fedeltà al programma europeista. Questo è il punto”. Matteo Ricci dice sì a Fitto. Ma la sua apertura non è un assegno in bianco, servono le giuste garanzie. “La questione ovviamente non è personale, è tutta politica”.

L’eurodeputato dem risponde al Foglio all’indomani della presentazione della nuova Commissione. L’Italia ha ottenuto la vicepresidenza esecutiva e le deleghe alla Coesione e al Pnrr. Adesso il ruolo di Fitto dovrà essere ratificato dalle singole commissioni e poi dall’aula di Strasburgo. “Nella sua nomina ci sono tutte le contraddizioni e le anomalie della premier Giorgia Meloni, che ha votato insieme ai Conservatori contro Ursula, contro un piano che prevede investimenti pubblici, l’accelerazione della transizione ecologica. E’ su questi aspetti che Fitto dovrà rispondere. Le posizioni delle singole commissioni dovranno essere coerenti con gli impegni assunti dal Parlamento europeo. Noi e tutto il gruppo dei socialisti saremo intransigenti”.

L’intransigenza di cui parla l’ex sindaco di Pesaro, comunque, non riguarda solo Fitto ma vale anche per l’intera squadra che governerà l’Europa. “Perché questa Commissione è spostata a destra. Ogni paese nomina un suo commissario e la maggior parte dei governi nazionali in Europa in questo momento è di centrodestra. Così la maggioranza parlamentare, composta da popolari, verdi, socialisti e liberali, è diversa da quella del Consiglio d’Europa. Una grande anomalia”. Voi socialisti vi aspettavate scelte diverse, una maggiore considerazione da parte di von der Leyen? “In questo scenario è evidente che non potevamo chiedere molto di più. Abbiamo ottenuto quattro ruoli importanti, due vicepresidenze e due commissari, su tematiche per noi fondamentali, a cominciare da quella sull’ambiente e sulla transizione ecologica”.

A proposito di deleghe, come giudica quelle assegnate all’Italia? “Siamo tra i fondatori dell’Unione europea ed è evidente che ci spettasse un commissario di peso. Le deleghe alla coesione e alle riforme hanno certamente la loro importanza, si tratta di gestire in particolare le risorse del Pnrr. Credo però che senza l’ambiguità politica di Meloni avremmo potuto ottenere deleghe ancora maggiori. All’inizio si era parlato di economia che ha ben altro spessore”. Meloni sostiene invece che la delega alla coesione è centrale, strategica per una paese come l’Italia. Per la presidente del Consiglio sarebbe la prova che il governo italiano non è ai margini in Europa. “L’isolamento europeo della premier è evidente in ogni passaggio al Parlamento europeo, dove i conservatori si schierano sempre contro ogni iniziativa europeista”, ribatte Ricci. Con un esempio pratico: “Martedì Mario Draghi ha illustrato in aula il suo rapporto sull’Europa e gli attacchi più forti sa da chi sono arrivati?”. Prego. “Dal gruppo dei conservatori e da quello dei Patrioti. C’è davvero un’ambiguità costante in ogni atteggiamento da parte loro. E poi è il meccanismo intergovernativo che ha permesso all’Italia di avere un commissario, non certo Palazzo Chigi. Non mi pare quindi che Meloni possa gridare vittoria”.

L’ultima domanda è sull’Ucraina, oggi il Parlamento è chiamato a esprimersi nuovamente sul sostegno militare a Kyiv. Che farà il Pd? “La risoluzione è migliorativa rispetto a quella di luglio, meno aggressiva”, ci dice Ricci. “Grazie al lavoro dei nostri parlamentari, come Lucia Annunziata, abbiamo affermato l’esigenza di aprire un negoziato di pace, in cui l’Europa giochi un ruolo da protagonista. Restano alcuni aspetti contraddittori sull’uso delle armi per colpire obiettivi militari in Russia, ma sul resto mi pare che ci possa essere un voto compatto. A mio parere – conclude l’europarlamentare – in una situazione internazionale come questa, il Pd dovrà essere sempre più il partito del pacifismo pragmatico, è su questo che dobbiamo lavorare”.

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