Mario Draghi: “L’incontro di ieri con Meloni? È andato molto bene”

L’ex premier al convegno “Sviluppo economico e competitività: il ruolo dei centri di innovazione” a Bergamo: “Fino a 3–4 anni fa, parlando con politici ma anche industriali c’era senso di tranquilla sicurezza. Ora invece questa percezione si è mutata in ansia”

“L’incontro di ieri con Meloni? È andato molto bene”. Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi in occasione del convegno “Sviluppo economico e competitività: il ruolo dei centri di innovazione”, che si è svolto a Bergamo, organizzato da Kilometro Rosso. L’ex premier ha commentato il vertice con la leader di Fratelli d’Italia a Palazzo Chigi, e ha affrontato diversi temi, tra cui la decarbonizzazione, il digitale e la nuova composizione della Commissione europea.

Sul nuovo esecutivo di Bruxelles l’ex presidente della Bce ha detto: “La nuova commissione europea vuole, e può, fare tantissime cose. Ma io l’ho invitata a contenersi nella legislazione che produce e anche a concentrarsi sul rispetto del mercato unico“. Questo perché “nel campo digitale ci sono un paio di leggi che si sovrappongono e che rendono la vita impossibile alle piccole e medie imprese che cominciano a entrare nel digitale” e che “non riescono a gestire gli obblighi burocratici che vengono loro imposti”, ha spiegato Draghi. “L’invito è stato accolto e l’idea è quella di avere un ufficio tramite cui filtrare i regolamenti, in cui creare una discussione per chiedersi se quei regolamenti servano a livello europeo o se siano materie su cui è meglio che la Commissione non faccia regolamenti, ma li demandi ai singoli paesi”, ha aggiunto.

“La decarbonizzazione è fonte di crescita e non un ostacolo, come si sente dire, ha spiegato. “L’ostacolo alla crescita deriva dal disallineamento delle politiche che simultaneamente devono essere finalizzate alla competitività e alla decarbonizzazione“, ha spiegato l’ex presidente della Bce, aggiungendo: “Nel settore automobilistico abbiamo chiesto all’industria di rispettare alcuni obiettivi, ma non è stato chiesto lo stesso ai fornitori di energia e quindi non sono state costruite le reti. Se non costruiamo le reti perdiamo circa 40 volte l’energia che produciamo. Chi costruirà le reti? Il pubblico o il privato? Occorre un piano europeo delle reti”. Sull’energia, Draghi ha poi spiegato: “Occorre una riforma del mercato dell’energia che porti al disaccoppiamento tra il gas e le altre fonti energetiche”, perché “più presto acceleriamo la decarbonizzazione e sempre maggiore sarà la quantità di energia prodotta dalle rinnovabili, quindi in linea di principio a prezzi molto più bassi, ma non basta perché nel modo in cui si forma il prezzo dell’energia oggi, il gas continuerà a fare il prezzo“.

“Siamo arrivati al punto che bisogna agire e decidere. Questo è il senso di allarme che ha portato alla genesi del rapporto il cui messaggio è di agire rapidamente”, ha detto. “Fino a 3–4 anni fa, parlando con politici ma anche industriali c’era senso di tranquilla sicurezza che poi tutto sommato tutto sarebbe andato per il verso giusto. Ora invece questa percezione si è mutata in ansia, in consapevolezza che occorra agire in fretta e questo perché il mondo in questi ultimi cinque anni è cambiato molto e non in meglio“, ha aggiunto Draghi.

Sulla globalizzazione l’ex premier: “Il mondo della globalizzazione si è molto fratturato e la politica è entrata negli scambi commerciali. L’Europa è l’area più aperta all’interscambio commerciale, più del 50 per cento del pil dipende dall’interscambio contro il 27 per cento degli Usa”, ha spiegato. “Quindi – ha aggiunto Draghi – va tutto bene se tutti osservano le regole ma quando gli altri non lo fanno noi siamo i più esposti. A questo si è aggiunto il problema della dipendenza energetica da attori che poi si sono rivelati dei nemici e al tempo stesso ci siamo dati obiettivi climatici molto ambiziosi. Questo ha portato a disallineamenti, ad esempio nel settore dell’automotive dove questo disallineamento è molto importante”.

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