L’auto elettrica ancora a picco in Europa: i numeri di Acea e l’appello dei produttori

Il mercato europeo crolla: ad agosto -43,9 per cento. Penalizzata da multe miliardarie e basse vendite, l’industria chiede di posticipare gli obiettivi sulle emissioni di CO2. Si sfila Stellantis. Martedì il tema sarà sollevato in Consiglio europeo dal ministro Urso

Le vendite di auto elettriche vanno sempre a più a rotoli. I dati sulle immatricolazioni di agosto nell’Unione europea sono desolanti: meno 43,9 per cento, meno 8,3 per cento da inizio anno, a fronte di una crescita generale del mercato dell’1,4 per cento. Questi i numeri pubblicati oggi da Acea, l’associazione che raggruppa i produttori di automobili europei (da cui è uscita Stellantis), che ha pure denunciato come l’industria sia ormai con le spalle al muro: pagare sanzioni miliardarie per produrre e vendere le auto che chiedono i consumatori oppure rinunciare a vendere auto non elettriche, riducendo la produzione e tagliando posti di lavoro.

Come ormai quasi noto, anche ai non addetti ai lavori, le norme dell’Unione considerano per definizioni le auto elettriche a emissioni zero (a prescindere dal paese in cui vengano utilizzate o prodotte, benché l’energia prodotta in Svezia o Francia abbia meno di un decimo delle emissioni climalteranti di quella di Polonia o Estonia). Per capirci riprendiamo le parole di Luca De Meo, “scoperto” da Sergio Marchionne, e ora a capo di Renault e della stessa ACEA: di fatto, se non si vende un’elettrica, non se ne possono produrre quattro a combustione. Se le auto con soli motori elettrici restano ai livelli attuali di vendita la sola industria dell’auto europea dovrà pagare 15 miliardi di euro di multe o, appunto, rinunciare a produrre oltre 2,5 milioni di vetture e veicoli commerciali leggeri: i furgoni.

Da qui la richiesta di posticipare di due anni gli obiettivi sulle emissioni di anidride carbonica CO2 previsti per il 2025. Per centrare i target, le immatricolazioni elettriche dovrebbero salire almeno fino al 20-22 per cento, mentre la quota di mercato elettrica nell’Unione, calcolata da gennaio ad agosto di quest’anno, è del 12,6 per cento, contro il quasi 14 del 2023. Nel solo mese di agosto, a conferma della tendenza al ribasso, il peso delle elettriche si è ridotto del 6,6 punti percentuali. E i valori relativi ai furgoni sono ancora più modesti.

Tutto ciò nonostante sull’avvento dell’auto elettrica negli anni scorsi si siano consolidate aspettative vieppiù esagerate con spettacolari scenari di crescita, e qualcuno, tra cui anche l’AIE (Agenzia Internazionale per l’Energia), che ancora somma elettriche pure e ibride plug-in affinché sembrino di più, continui a provarci. Le rosee prospettive erano basate sull’ineluttabilità di un’offerta destinata a cambiare con l’arrivo di sempre più modelli elettrici, anche con una certa convenienza di prezzo. L’inevitabilità era (ed è) data dalla poderosa spinta impressa dalle norme, con il caso dell’Unione Europa che ha tutti i caratteri per essere paradigmatico. In effetti la varietà di vetture elettriche è di molto aumentata, oggi se si può scegliere tra 140 modelli (30 in più di quelli diesel, che però vendono di più), per legge però, non per richiesta del mercato.

Nonostante ciò i numeri delle immatricolazioni vanno esattamente nella direzione opposta a quella delle norme, che con il regolamento 2023/851 punterebbero alla quasi messa al bando delle auto non elettriche. Vi sono infatti le rilevanti eccezioni per l’idrogeno e gli e-fuel, i carburanti di sintesi fortissimamente voluti dalla Germania, che permetteranno la commercializzazione di auto endotermiche dopo il 2035. Temi che verranno affrontati a breve dalla nuova Commissione. Il nostro delle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, ha anticipato di volerne parlarne il 25 settembre con la presidenza ungherese e il giorno dopo al Consiglio europeo con una proposta volta ad anticipare di un anno la discussione sulla clausola di revisione prevista per il 2026.

Stupisce in questo contesto di passi indietro, il distinguo di Carlos Tavares, grande capo di Stellantis, che almeno per il 2025 e quindi per le mega multe non vorrebbe retromarce. Strano, anche per le performance elettriche del gruppo, con la produzione della 500, l’auto elettrica di Stellantis più venduta, di nuovo ferma per un mese. Forse perché le elettriche stanno andando malissimo in Germania: meno 32 per cento da inizio anno, quasi meno 69 ad agosto, e la Germania non è certo il primo mercato per Stellantis. Peccato, però, che sia di gran lunga il primo d’Europa e che senza Germania, come noto, non si va da nessuna parte.

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