Da Guterres alla risoluzione, l’Onu sempre più contro Israele

Le Nazioni Unite sembrano diventate la Farnesina di Hamas e Hezbollah e dimenticano che sono organizzazioni terroristiche

A volte sembra che il segretario generale dell’Onu per i suoi comunicati tragga spunto da “1984” di George Orwell. Come quando disse che il 7 ottobre non era avvenuto “dal nulla”. Insomma, Israele se l’è un po’ cercata. A proposito delle esplosioni ai danni di Hezbollah a Beirut, Antonio Guterres ieri ha chiesto di “non trasformare gli oggetti civili in armi”. Non sta bene far detonare cercapersone e walkie talkie in tasca ai terroristi sciiti libanesi. Va da sé che il segretario generale non si è chiesto perché anche l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, aveva un cercapersone di Hezbollah. All’Onu non sta bene porsi certe domande.

E così molti occidentali sono troppo impegnati a criticare il malvagio Israele per chiedersi perché un alto funzionario iraniano si trovasse così vicino a un cercapersone di Hezbollah. Sappiamo tutti perché. Né Guterres ha mai chiesto a Hamas di non “trasformare gli oggetti civili in armi”, come invece ha fatto ogni giorno dal 7 ottobre e con ogni risorsa civile di Gaza: scuole, case, uffici dell’Onu, moschee, impianti per acqua e luce, ospedali, ambulanze.

Guterres non riesce proprio a dire “Hezbollah”, neanche quando a fine luglio tirarono un missile sul campo da calcio di Majdal Shams, nel Golan, uccidendo dodici bambini. Nel comunicato del segretario non c’è traccia di chi ha lanciato il missile.

Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi, ieri ha ripostato su X un video di Edward Said, intellettuale palestinese della Columbia University, in cui il famoso orientalista spiegava che il terrorismo in medio oriente è stato introdotto dai “sionisti”. Caspita.

Ma Orwell non è una prerogativa del Palazzo di vetro. Ieri il Lemkin Institute, che prende il nome da Raphael Lemkin, il giurista ebreo che coniò il termine “genocidio” in risposta alla Shoah, condanna “l’attacco israeliano al popolo libanese”. Popolo libanese? Forse voleva dire milizia armata illegale?

Intanto all’Onu si approvava una risoluzione (a cui si sono opposti soltanto Stati Uniti, poche isole dalle Fiji a Papua e alcuni stati europei dell’Est) che impone un embargo su Israele e gli ordina di lasciare tutte le terre prese nella guerra del 1967 entro dodici mesi. Il testo non si sforza neanche di citare Hamas, il 7 ottobre o gli ostaggi. Perché l’Italia si è astenuta? Una coalizione di avvocati che combattono l’antisemitismo, nota come International Legal Forum, commenta che la risoluzione ha segnato il posto dell’Onu come “braccio diplomatico di Hamas”.

Martedì, prima del voto, l’ambasciatrice statunitense all’Onu Linda Thomas-Greenfield ha detto al plenum che la risoluzione “si rifiuta di affrontare la realtà che Israele, uno stato membro delle Nazioni Unite, ha semplicemente il diritto di proteggere e difendere il suo popolo da atti di terrore e violenza. Nonostante il fatto che Hamas abbia appena sconvolto i negoziati del cessate il fuoco assassinando brutalmente sei ostaggi e nonostante il fatto che Hamas continui a usare i civili come scudi umani a Gaza, questa risoluzione non include alcuna misura per fare pressione su Hamas”.

Invece l’Onu di pressione su Israele ne mette molta. Dal 2015, l’Assemblea generale ha approvato 141 risoluzioni di condanna di Israele, che è più del doppio del numero di risoluzioni di condanna rivolte a tutti gli altri paesi messi insieme. E il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato 104 risoluzioni contro Israele, rispetto alle 99 contro altri paesi. E oggi si riunisce anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu, su richiesta dell’Algeria, per discutere delle esplosioni a Beirut. E Guterres ormai non fa più neanche finta di citare la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Fu sottoscritta nel 2006 e prevedeva che nel raggio di trenta chilometri dal confine con Israele non fossero schierate milizie non regolari. Quindi, secondo la 1701, i terroristi di Hezbollah non dovrebbero essere dove si trovano, con o senza walkie talkie. E nonostante la risoluzione, nel 2008, i miliziani sciiti hanno creato una loro unità chiamata “Radwan”, con la missione di stare proprio al confine, pronta a infiltrarsi nel territorio israeliano.

Ma così va. Quando Israele bombarda è colpevole di “genocidio”. Quando Israele compie strike chirurgici contro un’organizzazione designata come terroristica da Stati Uniti e Unione europea, è colpevole di “terrorismo di stato”. Quando Israele esiste, è colpevole di “colonialismo”. Il “partito di Dio” ha davvero tanti amici in occidente.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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