Non erano notti magiche. Di Totò Schillaci all’Italia non è mai importato

Aveva venticinque anni quando bruciò la sua breve estate e mancò d’un soffio l’impresa. È finito presto dimenticato, una figurina perduta per il grande pubblico e il circo giornalistico

Salvatore Totò Schillaci non aveva ancora sessanta anni. Ne aveva venticinque quando bruciò la sua breve estate e mancò d’un soffio l’impresa. Capocannoniere di Italia 90, ma l’Italia non vinse e il Pallone d’oro a cui quel trionfo l’avrebbe portato andò a Matthäus, il più caratterialmente siciliano dei tedeschi. Poi il resto di una carriera corta, scorbutica, come il suo modo umorale di dare la caccia alla porta e ai gol. E una vita sbilenca accanto, come certi dribbling. Così Totò Schillaci è finito presto dimenticato – una figurina perduta per il grande pubblico e il circo giornalistico, quello in cerca di una presentabilità televisiva o della ghirba di un clown. Schillaci non era né l’una né l’altra cosa, solo il ricordo di un’estate sfumata e un presente in disgrazia. Così quando ieri è morto, di lunga malattia, a Palermo, sono suonate come monete false tutti quei “ci hai fatto sognare”, “grazie per quelle notti magiche”. Quelle notti non furono magiche, è rimasta solo una sigla di Gianna Nannini diventata da troppo tempo uno stanco tormentone della Rai. Ieri gli italiani celebravano i propri sogni di estati lontane, i propri rimpianti per un come eravamo che non ricordano più. Di Totò Schillaci, bomber amaro e senza riscatto, all’Italia non è mai importato.

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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