L’inflazione del Golden power: ora anche gli elettrodomestici. L’assurdo caso Fnac-Unieuro

Il governo Meloni sta considerando l’uso del Golden Power per bloccare l’acquisizione di Unieuro da parte di Fnac Darty, ma non si capisce in che modo possa esservi una minaccia per la sicurezza nazionale

Secondo notizie di stampa, il governo Meloni starebbe valutando l’utilizzo del Golden power per bloccare, o subordinare a specifiche prescrizioni, l’offerta pubblica di acquisto di Unieuro da parte di Fnac Darty. Unieuro è la principale catena di distribuzione di elettronica di consumo ed elettrodomestici nel nostro paese, con circa 500 negozi e una quota di mercato del 17 per cento; Fnac in Italia ha dimensioni molto più ridotte ma, coi suoi 7,9 miliardi di fatturato a livello europeo, punta attraverso questa acquisizione a rafforzarsi nell’Europa centro-meridionale. Il board di Unieuro si è diviso in merito alla congruità dell’offerta, che prevede il pagamento di 9 euro e 0,10 azioni Fnac (per un controvalore di circa 3 euro) per ogni azione Unieuro.

L’esito dell’operazione non è scontato. Sia perché Fnac ha condizionato l’offerta all’assenso di azionisti Unieuro pari ad almeno il 90 per cento del capitale sociale, sia perché non è detto che la fusione superi il vaglio dell’Antitrust comunitario (che potrebbe richiedere la cessione di asset per evitare il formarsi di una posizione dominante nei mercati in cui entrambe le aziende sono operative). Adesso però il Golden power introduce una variabile nuova. Infatti, alla valutazione finanziaria degli azionisti e a quella sui profili di concorrenza della Commissione europea, se ne affianca una strettamente politica.

Il Golden power consente all’esecutivo di intervenire bloccando operazioni societarie che possono avere impatti sulla sicurezza nazionale o riguardano attivi o settori strategici. Nel corso degli anni, a partire dal 2017 e poi soprattutto durante la pandemia, i poteri speciali del governo si sono dilatati a dismisura, sia per quanto attiene gli asset assoggettati al controllo, sia per la tipologia di operazioni esaminate, sia infine per la nazionalità dei soggetti coinvolti. Se nel passato il Golden power serviva principalmente a vagliare operazioni che coinvolgevano acquirenti extra europei, ormai è stato sdoganato il principio per cui anche operatori europei possono costituire una minaccia.

Nel caso specifico, sembra che i timori derivino dal fatto che – acquisendo Unieuro – Fnac potrebbe accedere ai dati sensibili di milioni di clienti. Questo però solleva varie perplessità: perché sapere che Tizio ha comprato una lavatrice, Caio un trapano avvitatore e Sempronio una piastra per capelli, ferma restando la tutela sulla riservatezza dei dati personali imposta dalla nostra normativa, potrebbe mettere in pericolo la sicurezza della Nazione?

Oltre tutto, i soggetti coinvolti non sono degli sconosciuti: Fnac è presente in Italia dal 2000 attraverso otto filiali nelle principali città. I clienti di questi negozi, che nell’arco di un quarto di secolo hanno conferito “dati personali” a Fnac, hanno subito qualche violazione dei propri diritti? Sono stati oggetto di condotte abusive? Sono stati irretiti a colpi di camembert?

Neppure il principale azionista di Fnac, l’imprenditore ceco Daniel Kretinsky (che attraverso la sua holding ne detiene il 29,9 per cento), è ignoto. È, infatti, da tempo presente in Italia con Eph – il quinto produttore di energia elettrica del paese – che possiede sei impianti termoelettrici della capacità complessiva di 4,3 GW e alcuni di rinnovabili. Non si capisce in che modo possa esservi una minaccia per la sicurezza nazionale se un imprenditore, ritenuto affidabile per la fornitura di energia, diventa anche attore in un settore che è difficile definire strategico, come la vendita di elettrodomestici.

Ma così va il mondo: negli ultimi anni, il numero di notifiche ai fini del Golden power è letteralmente esploso, passando nel giro di un decennio dalle 8 del 2014 alle 727 del 2023. Solo in 30 casi il governo ha ritenuto di esercitare i poteri speciali. Nondimeno bisogna notificare, aspettare e sperare. Giorgia Meloni ripete spesso che il mantra del suo governo è “lasciar fare a chi ha voglia di fare”. In che modo ciò è compatibile con la facoltà della politica di sindacare le scelte e gli obiettivi di chi investe e crea valore in Italia?

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