Così al centro non c’è più posto per il centro

Lezioni utili per i centristi dopo la fuoriuscita di Gelmini, Carfagna, Versace e Costa da Azione: scegliere da che parte stare, a costo di diventare quei centristi laterali che un po’ spronano, un po’ frenano e un po’ mugugnano

Ci sono varie gradazioni di centrismo al governo. Forza Italia e Noi moderati e poi altri spazi un po’ da inventare, ma di speciale efficacia, come mostra la traiettoria travolgente del già democristiano e berlusconiano Raffaele Fitto. Varie gradazioni che potrebbero accogliere, finché ci sarà capienza, vari fuoriusciti dall’inespresso centrismo di opposizione. E c’è modo di trovare spazi anche a sinistra. Mariastella Gelmini, ieri, come ha annunciato sul Foglio sabato, ha dato la disdetta ad Azione e probabilmente, dal suo punto di vista, ha buone ragioni per aver fatto questa scelta. A seguirla sono state anche Mara Carfagna e Giusy Versace (sempre da Azione). Enrico Costa ha già completato il ritorno in Forza Italia.


Lo stesso Matteo Renzi, capendo con velocità che il centro, il vecchio Terzo polo, è morto nell’istante in cui Carlo Calenda, durante la campagna elettorale per le europee, ha scelto di stare fuori dalla coalizione Italia viva e Più Europa, si è dimesso dal renzismo centrista per tornare a un’idea di campo largo. Fanno tutti bene, anche perché nessuno dei citati è nato al centro mentre tutti ci sono arrivati o come ripiego o seguendo vie laterali. Vale anche per Carlo Calenda, eletto nel Pd, ministro con Renzi. Tutti più o meno coperti dall’etichetta liberale, usata con disinvoltura, buona per le quattro stagioni.

L’elettorato ci sarebbe ancora, sempre un sette od otto per cento, che però, da sempre, non è esattamente elettorato di centro ma appartiene a un mondo liberale, in proporzione uguale tra le grandi democrazie europee, volitivo e non facile da rappresentare. Se non si accetta la sfida di quegli elettori allora meglio fare i centristi laterali, quelli che stanno a destra o a sinistra e un po’ spronano, un po’ frenano, un po’ mugugnano. Alla rappresentanza liberale ci penserà qualcun altro. Ma intanto l’inerzia è quella: in una stagione in cui il bipolarismo si sta riaffermando, scegliere da che parte stare, a destra o a sinistra, è l’unica scelta forse che un centrista saggio oggi può fare.

Leave a comment

Your email address will not be published.