Starmer non ha paura di essere impopolare. Il caso dei tagli ai sussidi per le bollette invernali

Il primo ministro britannico ha detto che non si scuserà quando dovrà prendere decisioni difficili: ce ne saranno molte in nome di quella responsabilità fiscale che secondo lui i conservatori non hanno salvaguardato

Il primo appuntamento parlamentare del premier britannico Keir Starmer non è di quelli che scaldano il cuore, né per il tema – l’abolizione dei sussidi per il riscaldamento per chi ha più di 66 anni – né per il risultato, ossia una mozione respinta con la vistosa, pesante astensione di 53 ribelli dei 403 deputati di cui il Labour dispone. Uno di loro, di antica fede corbyniana, ha addirittura votato contro il suo governo, approvando la proposta dei Tories di ripristinare la misura, che colpisce circa 11 milioni di pensionati e che rientra nei “lavori per il cambiamento” che Starmer e la sua cancelliera Rachel Reeves hanno avviato per risanare un buco da 22 miliardi di sterline. Il risparmio, in questo caso, sarà di 1,4 miliardi.

Il primo ministro, alle prese con l’incanutirsi rapido caratteristico dei potenti, ha detto che non si scuserà quando dovrà prendere decisioni difficili, perché ce ne saranno molte in nome di quella responsabilità fiscale che i conservatori, come ribadisce in continuazione, non hanno salvaguardato. Parlando davanti alla platea del Tuc, Trade Union Congress, primo leader a farlo dai tempi di Gordon Brown, Starmer ha ottenuto una standing ovation da parte di buona parte del pubblico, ma non all’unanimità. Tutti gli osservatori sono sorpresi dal modo singolarmente poco conciliante in cui il premier ha deciso di attraversare i primi mesi di governo, mostrandosi inflessibile su questioni impopolari come le 200 sterline per il riscaldamento (300 per gli ultraottantenni) o il tetto ai sussidi al secondo figlio, nonostante questo colpisca 1,6 milioni di bambini, ed espellendo di fatto per sei mesi i sette deputati che si erano ribellati a luglio.

Quello che farà con gli astenuti questa volta darà la linea alle relazioni future, ma è certo che ancora manca un messaggio unificante che non sia quello delle lacrime&sangue in vista di un futuro migliore. Qualcosa che faccia sognare, almeno un po’. L’idea di versare automaticamente nel conto in banca di tutti gli over 66, miliardari compresi, una somma per far fronte alle bollette invernali era stata introdotta da Tony Blair quando il 30 per cento dei pensionati viveva al di sotto della soglia della povertà: oggi il dato è dimezzato e per chi ha meno di 12 mila sterline all’anno – 17 mila per le coppie – i sussidi rimarranno, ma quello che preoccupa tutti, LibDem compresi, sono le fasce basse, chi è appena al di sopra di quel modesto reddito e tutti coloro che magari non sono in condizione di fare domanda di sussidi e rimarranno al freddo una volta che l’automatismo del bonifico tra novembre e gennaio verrà interrotto. Insomma, l’inverno che sta per arrivare fa paura, anche se tutti sono d’accordo che una consistente parte degli 11,4 milioni di cittadini che hanno avuto diritto al versamento possono serenamente farne a meno. Ora ce ne saranno solo 1,5 milioni, con 2,2 milioni di persone in una zona grigia decisamente pericolosa. Secondo alcuni dati usati dal Labour nel 2017, senza i sussidi si rischiano 3.850 morti in più tra gli anziani in inverno. Le pensioni minime verranno alzate, ma ad aprile. Nel frattempo, dice Starmer, non bisogna aver paura di essere impopolari.

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