Meno tasse a chi fa figli: Giorgetti ci riprova e studia un intervento sulla natalità (da 6 miliardi)

L’idea del ministro dell’Economia per combattere il declino demografico: “un quoziente familiare per le detrazioni” nella prossima legge di Stabilità. Gli spunti dal piano Draghi e i colloqui con Meloni

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha un’idea decisamente ambiziosa e potenzialmente dirompente per provare a dare seguito a un punto importante contenuto nella relazione sulla competitività consegnata due giorni fa da Mario Draghi alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – rapporto, a quanto dicono, molto apprezzato dal ministro dell’Economia. Mario Draghi ha detto che l’Unione europea, per essere competitiva, deve fare i conti con il dramma della sua natalità, con il dramma della sua demografia, e nel lanciare nuovamente l’allarme ha evidenziato un aspetto preciso. L’Ue, ha detto l’ex premier, “sta entrando nel primo periodo della sua storia recente in cui la crescita non sarà sostenuta da un aumento della popolazione, e si prevede che entro il 2040 la forza lavoro si ridurrà di quasi due milioni di lavoratori l’anno”. Senza affrontare il tema della demografia, e della natalità, l’Europa non può avere futuro. E senza affrontare questo tema a non avere futuro sarà anche l’Italia, considerando il fatto che nei prossimi 15 anni la popolazione in età lavorativa si ridurrà di 5,5 milioni di unità, pur considerando un saldo migratorio netto di 170 mila persone all’anno.

L’idea decisamente ambiziosa e potenzialmente dirompente del ministro Giorgetti, per intervenire su questo terreno in modo politicamente efficace, è quella di riprendere un filo che aveva già iniziato a srotolare un anno fa, quando propose senza successo di non far pagare le tasse alle famiglie con più di due figli, e di costruire la prossima legge di Stabilità attorno a un’idea concreta: cambiare le regole delle detrazioni fiscali, nel nostro paese, e, a prescindere dai redditi, dare la possibilità a chi ha più figli a carico di pagare meno tasse, anche a costo di eliminare o rivedere alcune detrazioni fiscali alle persone che non hanno figli per aumentarle invece a chi fa figli. In sostanza: “un quoziente familiare per le detrazioni”, con un costo totale del provvedimento già stimato tra i cinque e i sei miliardi di euro. Il ministro Giorgetti sostiene che sia necessario promuovere un provvedimento in grado di riconoscere un “valore sociale” a chi fa figli ed è convinto che la maggioranza dovrebbe trovare il coraggio di unire le forze per scommettere su questo dossier, su questo progetto, da cui dipende non il futuro del governo, naturalmente, ma il futuro dell’Italia.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte detto e fatto sapere che vorrebbe lavorare, nella prossima manovra, affinché vengano razionalizzati non solo i bonus ma anche gli sconti fiscali, all’interno di una revisione delle “tax expenditures” ancora tutta da chiarire (nel 2023, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha contato 625 voci di spesa fiscale, per un ammontare complessivo pari a 105 miliardi). E l’occasione della rivoluzione sulle detrazioni fiscali per le famiglie che fanno figli (rivoluzione che ovviamente non sarebbe retroattiva) potrebbe essere un modo per mantenere la promessa di oggi e un modo per dare seguito a una promessa elettorale inserita nel capitolo numero sei del programma del 2022: “Piano di sostegno alla natalità”. Il ministro Giorgetti ha già portato il tema all’attenzione del presidente del Consiglio. E a tutti gli avversari politici che fingeranno di non capire il problema Giorgetti proverà a spiegare che la denatalità non è un problema sociale ma è un dramma economico. Non ci sono ricette perfette, vero, ci sono solo ricette imperfette che possono scontentare qualcuno. Ma se l’Italia non farà qualcosa per invertire la rotta, e mostrare il senso dell’emergenza, significherà che il nostro paese, come detto due giorni fa Draghi parlando dell’Europa, si arrenderà, per non voler cambiare, a “una lenta agonia”. Meno tasse (e più detrazioni) per chi fa figli: se non ora quando?

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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