Fumata nera per il von der Leyen bis: i socialisti europei riaprono i negoziati sulla prossima Commissione. Per i popolari “è solo un bluff” perché al gruppo mancano i numeri per respingere i candidati. Dietro ci sarebbe il tentativo di riconfermare Nicolas Schmit
Bruxelles. Fumata nera per il von der Leyen bis: i socialisti europei riaprono i negoziati sulla prossima Commissione Ue e fanno slittare di una settimana la presentazione della lista dei commissari, prevista inizialmente per questa mattina all’Eurocamera. L’inversione di rotta del Pse arriva infatti martedì pomeriggio con una nota a sorpresa in cui la compagine europea guidata dalla spagnola Iratxe Garcia Perez alza il tiro contro Ecr e Raffaele Fitto, mettendo così in difficoltà la delegazione del Partito democratico.
Che ci fosse un problema nei negoziati era apparso chiaro già martedì mattina, quando gli uffici di presidenza dell’Eurocamera hanno fatto sapere che la tanto attesa presentazione delle liste era stata rimossa dal calendario della riunione dei capigruppo, “per volere della presidenza della Commissione europea”. Parole che hanno messo in l’ufficio del portavoce della Commissione Ue che ha subito cercato di alzare una cortina di fumo: “La causa del rinvio è tecnica, relativa alla necessità di aspettare il voto di conferma del Parlamento sloveno sulla candidata di Ljubljana”.
Solo nel tardo pomeriggio si è capito che le trattative sul nuovo collegio dei commissari erano arrivate a uno stallo e che i socialisti stavano minacciando di far saltare il tavolo, a causa di più punti critici, ma uno in particolare riguarda il commissario italiano. Le parole scelte dalla Garcia Perez infatti non lasciano spazio a dubbi: “Portare proattivamente l’Ecr nel cuore della Commissione è la ricetta per perdere il sostegno dei progressisti”. L’obiettivo ufficiale della sortita socialista è dunque far saltare la vicepresidenza Fitto.
Per i popolari, però, “è solo un bluff”, spiegano a il Foglio dalla presidenza del Ppe. I socialisti, infatti, “non hanno i numeri nelle relative commissioni parlamentari per respingere nessun candidato” alla poltrona di commissario, “neanche in combutta con Verdi e sinistre”. Davanti a un improbabile scontro frontale tra le due principali famiglie dell’Eurocamera, i popolari potrebbero attivare delle risicate maggioranze con le destre dell’Ecr e dei Patrioti per evitare il voto in commissione.
L’assalto dei socialisti Ue su Fitto, però, mette in difficoltà il Pd e chiama il capodelegazione Nicola Zingaretti al primo intervento delicato della legislatura. In una riunione di delegazione particolarmente riscaldata, l’ex segretario ha dovuto infatti tranquillizzare alcuni eurodeputati schleiniani, eccitati dalle recenti sortite della segretaria, e fautori della linea dello scontro frontale con il governo. “Noi del Pd ci siamo sempre augurati che l’Italia abbia il giusto peso che merita un paese fondatore. Su questo tema non abbiamo cambiato idea e non la cambieremo”, ha calmato le acque Zingaretti, rimarcando che la nota dei Socialisti Ue era più che altro “pensata per chiedere coerenza con il programma presentato da von der Leyen a luglio” e assicurando, tra le righe, che il Pd non intende aprire il fuoco su Fitto.
Per gli addetti ai lavori, però, dietro la polemica socialista sul commissario italiano si nasconderebbe in realtà un’altra operazione. La dirigenza del Pse infatti non ha digerito la promessa tradita da von der Leyen su un ruolo in Commissione per Nicolas Schmit, l’attuale commissario lussemburghese che ha guidato i socialisti alle elezioni come spitzenkandidat. I socialisti speravano infatti che von der Leyen avrebbe convinto il governo popolare del Lussemburgo a confermare Schmit, ma il Ppe ha scelto invece la linea del “chi vince prende tutto”, spingendo per una Commissione che al momento conta quattro commissari socialisti e quattordici popolari. Da qui la trattativa fino all’ultimo centimetro di Garcia Perez e compagni, intenzionati a usare quest’ultima settimana per assicurare, se non il ritorno in lista di Schmit, almeno deleghe più pesanti ai loro candidati.
Per von der Leyen si apre dunque un’altra settimana di colloqui per trovare una quadra in tempo per martedì prossimo, quando è attesa dai capigruppo dell’Eurocamera a Strasburgo con una lista definitiva dei commissari, per dare così il via all’iter delle audizioni che, dopo lo slittamento di ieri, non potrà concludersi prima della plenaria di novembre.