Album dei rimorsi

La recensione del libro di Furio Bordon edito da La nave di Teseo, 176 pp., 18 euro

Viaggio nella memoria, esercizio in parte autobiografico e al tempo stesso raffinata pratica letteraria, classico quanto fortemente contemporaneo, Album dei rimorsi (La nave di Teseo), l’ultimo romanzo di Furio Bordon, regista, scrittore e già direttore del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e del Mittelfest, colpisce subito al cuore. Attorno al tema del rimorso e dell’inadeguatezza si potrebbe dare forma a una ricchissima antologia di autori mitteleuropei, ed è in parte cogliendo da quella tradizione e ripescando dal concittadino Italo Svevo che Furio Bordon costruisce con sagacia a tratti commovente a tratti estremamente comica il percorso esistenziale di un protagonista tanto avulso dalla società quanto colpevole di perenne incomprensione. Muovendosi attorno a ipotetiche fotografie, oggetti e ricordi, Bordon sviluppa un racconto denso e ricco in cui il sentimentalismo non ha mai paura di bussare al cuore del lettore regalando pagine non solo efficaci ma letterariamente originali. L’effetto generale è quello di una scorribanda che prende avvio dall’infanzia e arriva a una maturità tutto sommato mai piena, ma sempre vergata e segnata da un gusto divertito per l’infantile, per quell’intontimento che a tratti sta nella sciocchezza, ma spesso nell’incanto. Perno del rimorso e soprattutto dell’inadeguatezza è la figura del padre in uno scavo analitico che porta la coscienza direttamente a contatto con l’aria viva dei giorni in un confronto serrato, chiaramente edipico, in cui tutto torna a galla potentemente, ma pur sempre in un gioco in cui i lazzi si intrecciano con i drammi di una vita vissuta tanto più intensamente tanto più è capace di far riemergere ricordi anche scovandoli nei punti più oscuri della memoria. Album dei rimorsi ha la forza del classico e al tempo stesso tutte le caratteristiche di un romanzare esplicitamente e radicalmente triestino, una congiunzione di memoria che diviene congiunzione di stagioni e di popoli, di luoghi e di sensazioni; un ballo liberatorio, un gioco nel vero senso del termine che oppone pur sempre il rimorso al rimpianto e la malinconia a una sempre troppo facile e accondiscendente nostalgia.


Non è nei giorni passati infine che Bordon ricerca un senso, ma in una loro rielaborazione che porti direttamente all’oggi e in un certo senso al domani con tutti i rischi del caso e con tutte le fatiche di un incedere irrequieto e non privo d’inciampi. Pagine godibili che portano all’oggi un tempo altro e sostanzialmente indimenticabile.

Furio Bordon

Album dei rimorsi


La nave di Teseo, 176 pp., 18 euro

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