Il mistero estivo di Elly Schlein

Alla segretaria del Pd si può chiedere di tutto, pure di Conte e di Renzi, ma non dov’è stata in vacanza. Magari facessero così anche gli altri politici: magari sparissero, davvero, ogni tanto

Chiedetele tutto, ma non dov’è stata in vacanza. E’ l’unica domanda che non le si può e non lo si deve fare. Come si conciliano Conte e Renzi, cioè Tom e Gerry, nel campo largo? Non è un problema, ella, anzi Elly, cioè Schlein, risponde. Risponde a tutto. La guerra, le armi all’Ucraina, la Palestina e Israele… Nessun problema. Anche l’argomento più spinoso, contraddittorio, complesso o apparentemente imbarazzante va bene. La segretaria del Pd non si tira indietro. Ma per favore, dicono i suoi collaboratori, non parliamo di dove Schlein sia sparita nell’ultimo mese. Ecco. Nemmeno la domanda va fatta. Nemmeno nelle interviste. Ma è stata in Svizzera o al mare con la fidanzata? “E chi lo sa”. E se già la scomparsa della segretaria del Pd, riapparsa l’altro giorno ad Abbadia San Salvatore, poi a Campiglia Marittima intervistata da Stefano Zurlo e oggi a Procida, aveva destato curiosità nell’estate iperpolitica di Meloni in Puglia, di Salvini in ogni dove e di Renzi che sembrava fare il vicesegretario del Pd sotto l’ombrellone, ecco che le lunghe e riservatissime ferie di Schlein diventano così uno strano giallo alimentato proprio dalla singolare consegna del silenzio ordinata a tutti: collaboratori, staff, membri della segreteria, sergenti, caporali e colonnelli del Pd. Tutti obbediscono. Shhh. Muti. A riprova che Elly, cioè ella, al di là dell’implacabile sorriso odontoiatrico, benché insomma appaia sempre gentile e soave come un’arpa, in realtà sa fare paura a vassalli, valvassori e valvassini del partito. Ella, anzi Elly, si fa obbedire.

E dunque essi non parlano. Spaventati, si direbbe. Proviamo. Driin Driiin. “Scusi, Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione Pd, ma dov’è Schlein?” “Ah, boh, io non lo so”. Ok. Driiin Driiin, scusi Flavio Alivernini, portavoce della segretaria del Pd, dov’è Elly? “Non ne ho idea”. E così via. Ma benché il mistero e la curiosità (ma perché non si può sapere dov’è e dov’è stata?) restino intatti, bisogna ammettere che questa strategia della sparizione estiva ha (e ha avuto) un suo fascino. La finezza, si sa, è un dono che comanda timidezza, una qualche avarizia di sé, una certa ripugnanza a concedersi, qualche cosa di segreto appunto, da lasciarsi sempre dietro. E ci viene da pensare: magari facessero così anche gli altri politici. Magari sparissero, davvero, ogni tanto. Evitando così di commentare solennemente ogni caduta di foglia. Immaginate cosa accadrebbe se per qualche mese sparisse Salvini. Uno a caso. Potrebbe persino accadere il miracolo di sentirne la mancanza.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori “Fummo giovani soltanto allora”, la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.

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