L’attentato sventato al concerto di Taylor Swift mostra come si riorganizza lo Stato islamico in Europa

Giovanissimi, social e infine il marchio Isis. Da Vienna a Solingen, il radicalismo passa attraverso il web e si diffonde in modo più capillare, costruendo una rete sempre più fitta di aspiranti terroristi con gli occhi puntati al Vecchio continente

Berlino. Arrivare con un auto con lampeggiante all’esterno di uno dei tre concerti di Taylor Swift presso lo stadio Ernst Happel di Vienna, iniziare a investire persone o assalire subito con grossi coltelli e machete i fan della superstar, gli Swifties, fare poi esplodere una bomba tra la folla e morire infine per lo Stato islamico. Sarebbe stato questo il piano guidato dal 19enne Beran A., austriaco con origini nordmacedoni, radicalizzatosi sui social e con i video di TikTok, espressione di una nuova generazione di jihadisti teenager che sta emergendo in tutta Europa. “Stavano tramando per uccidere un numero enorme di persone, decine di migliaia, a questo concerto”, ha commentato mercoledì il vicedirettore della Cia, David S. Cohen. Lo scorso 7 agosto, a partire da una segnalazione dell’intelligence americana, la polizia federale austriaca e le squadre speciali Eko Cobra hanno arrestato, prima che mettesse in pratica i suoi piani, Beran A. a Ternitz, a 80 chilometri da Vienna, rinvenendo nella sua abitazione armi da taglio, sostanze chimiche e materiali per la fabbricazione di esplosivi. Poche ore dopo, è stato arrestato anche un presunto complice, un 17enne di origini turco-croate, già noto per il proprio radicalismo islamista. Di solito le (molte) operazioni di antiterrorismo che sventano una minaccia non ricevono particolare attenzione, ma in questo caso la notizia ha fatto il giro del mondo perché i tre concerti viennesi di Taylor Swift, previsti dall’8 al 10 agosto, sono stati annullati dagli organizzatori per ragioni di sicurezza.



Fino a 200mila fan erano attesi in tre serate. “La situazione era grave, la situazione è grave. Ma possiamo anche dire: è stata evitata una tragedia”, ha sottolineato il ministro austriaco dell’Interno, Gerhard Karner. Dopo il sanguinoso attentato del 23 agosto a Solingen in Germania, rivendicato dall’Isis, si torna a guardare anche allo sventato attacco di Vienna, dove ci sarebbe potuto essere un massacro simile a quello del concerto di Ariana Grande a Manchester, nel maggio 2017. Cioè un altro attacco rivolto e mirato contro giovani e giovanissimi. In Austria, a tre settimane di distanza dalla prima operazione di polizia, le indagini sul caso continuano. Anche un diciottenne iracheno è stato arrestato, ma non sono noti altri dettagli, mentre un quindicenne inizialmente fermato verrebbe considerato un testimone molto importante. la rete degli accusati viene ancora scandagliata, così come vengono analizzate le prove materiali. Beran A. lavorava in un’acciaieria nella sua città, ma aveva lasciato il suo lavoro a fine luglio, mentre la sua barba e il suo atteggiamento erano diventati già quelli dell’islamista convinto. Il presunto complice di diciassette anni lavorava invece in una ditta di servizi scelta per operare proprio presso le tre serate viennesi di Swift. Poco dopo il suo arresto, Beran A. ha confessato il piano stragista, ritrattando però tutto in seguito, tramite il suo legale. Sarà il processo a definire il seguito della vicenda.

Nel frattempo, il caso austriaco sembra confermare una nuova tendenza di giovanissimi, spesso figli o nipoti di migranti, coinvolti in percorsi accelerati di radicalizzazione islamista. Storie diverse tra loro, ma con alcune potenziali costanti: situazioni di disagio esistenziale o frustrazione personale, anche solo temporanei, da cui si sviluppa un avvicinamento ai contenuti islamisti più pop che si trovano su Instagram, TikTok, Youtube. Nel caso di Beran A., i media tedeschi hanno citato una prima influenza del predicatore berlinese Abul Baraa, un influencer salafita che diffonde video con uno stile a tratti quasi ironico, ma il cui contenuto fondamentalista è presto evidente. Poi, dai social più visibili e aperti, la radicalizzazione di alcuni giovanissimi si sposta talvolta su gruppi chiusi di Telegram e altri servizi. A quel punto, si aprono canali di comunicazione dove i teenager possono essere direttamente incitati, ispirati, reclutati ideologicamente. Beran A. avrebbe pubblicato a luglio il proprio video di fedeltà all’Isis interagendo con gruppi online legati all’ISIS-K, l’auto-proclamato “Stato islamico della provincia del Khorasan”, attivo nell’Asia meridionale-centrale. Il video sarebbe però stato intercettato dall’intelligence americana, che a inizio agosto avrebbe informato i servizi interni di Vienna. A quel punto, Beran A. e il complice sono stati osservati, seguiti e quindi arrestati dalla polizia austriaca.



L’Austria si conferma così nuovamente uno dei target della propaganda e del terrorismo islamista, come aveva già mostrato l’attentato a Vienna del novembre 2020, che causò 4 vittime, o lo sventato attacco contro il Pride viennese nel giugno 2023 (anche questo imputato a 3 giovani). Lo scenario che emerge in tutta Europa è definito da due tendenze. La prima: lo Stato islamico originario, indebolito nella sua forma territoriale di Stato Islamico dell’Iraq e della Siria, non è stato per anni più capace di organizzare attacchi come quelli del 2015 a Parigi, e si è quindi progressivamente dedicato a sfruttare l’uberizzazione del terrorismo, dove singoli o gruppi si radicalizzano (e addestrano) velocemente online e poi ricevono il marchio Isis per i propri assalti. La seconda: l’allargarsi fino in Europa delle aspirazioni jihadiste dell’Isis-K sta però ricostituendo una rete più direttamente collegata a territori controllati da formazioni, player e finanziatori del cosiddetto Stato islamico. Potenziali forme di intersezione tra queste due tendenze potrebbero causare in futuro scenari di rischio significativo.

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