L’attacco alla sinagoga in Francia, i proclami dell’attentatore e l’odio antisemita

Dall’inizio del 2024, secondo le cifre diramate dal ministro dell’Interno francese, gli atti antisemiti sono aumentati di “quasi il 200 per cento” rispetto allo scorso anno. L’attentato a La Grande-Motte e un messaggio per Mélenchon

Sabato sera, dopo uno scontro con le forze dell’ordine, è stato arrestato il responsabile dell’attacco alla sinagoga Beth Yaacov di La Grande-Motte, località turistica a est di Montpellier: si tratta di El Hussein Khenfri, cittadino algerino di 33 anni, che vive in Francia dal 2010 ed è padre di un bambino. Khenfri non era noto ai servizi segreti, ma è presente nei registri della polizia per traffico di stupefacenti, infrazioni stradali e occupazioni abusive di immobili. A Nîmes, dove è stato intercettato (nel quartiere sensibile di Pissevin), frequentava la moschea. Filmato dalle telecamere di videosorveglianza mentre fuggiva dalla sinagoga con una kefiah in testa, un’ascia, una pistola, due bottiglie contenenti liquido infiammabile e una bandiera palestinese attorno alla vita, non ha ancora confessato agli inquirenti le ragioni dell’atto, ma è evidente che il suo obiettivo era compiere una strage di ebrei nel giorno sacro di shabbat. In un video TikTok pubblicato il 23 dicembre 2023, Khenfri si metteva in scena in uniforme militare con una canzone rap in sottofondo che recitava: “Il vostro esercito di Israele non ci fa paura, il nostro sogno è quello di darvi la lezione della vita e di mettere fine al vostro stato (…). Aspettiamo il minimo errore da parte vostra, vedrete quanto vale un guerriero algerino”.

Dal 1° gennaio, secondo le cifre diramate domenica dal ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, gli atti antisemiti sono aumentati di “quasi il 200 per cento” rispetto allo scorso anno. “Ci sono discorsi politici di odio verso gli ebrei di Francia e bisogna denunciarli. Purtroppo, constatiamo che una parte della sinistra ha un discorso di incitamento all’odio verso i nostri compatrioti ebrei”, ha detto Darmanin. Un messaggio a Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale, che a giugno minimizzava il problema dell’antisemitismo in Francia, giudicandolo “residuale”.

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