Lily

La recensione del libro di Rose Tremain edito da Einaudi, 272 pp., 19,50

“Gli amministratori dell’orfanotrofio erano dell’avviso che le madri incapaci di prendersi cura dei propri figli fossero abiette peccatrici”. Parte da questa grande colpa, sebbene sottolineata solo in due passaggi iniziali, il nuovo romanzo di Rose Tremain, Lily, o meglio parte da una colpa, che non a caso è una delle più grandi nella fuligginosa Londra vittoriana, per estendersi poi al racconto di altre colpe che diventano veri e propri dolori, narrati con la cura e l’attenzione che un’autrice come Tremain sa riservare alle sue storie. Questo romanzo, presentato come un thriller, ricorda più la tensione drammatica di alcune scene dostoevskiane che non la suspense di un romanzo di genere: la tragicità dei sentimenti (e delle azioni, di conseguenza) della protagonista, la loro minuziosa descrizione in un percorso di consapevolezza del lettore sempre più sofferto, rievoca – sebbene da lontano, quantomeno nelle intenzioni – un po’ quel Raskolnikov che temeva a ogni angolo di strada di essere scoperto e condannato.


Anche Lily teme di essere scoperta e aspetta il giorno della sua impiccagione come qualcosa di certo. Ma cos’ha fatto questa ragazza? E perché confida subito al lettore – e solo a lui – di essere un’assassina? Il melodramma di Tremain inizia seguendo la miglior tradizione: Lily è stata abbandonata ai cancelli di un parco londinese pochi giorni dopo la sua nascita, e in quella gelida notte del 1850 ad accorgersi di lei e salvarla – anche dai lupi – è un giovane agente di polizia, Sam Trench, che la porta al London Foundling Hospital. Spedita immediatamente, come da prassi, da una famiglia affidataria che si sarebbe presa cura di lei per sei anni, Lily vive una prima infanzia di serenità, aggrappandosi alle gonne di Nellie Buck che le insegna il significato della parola gentilezza, e per la prima volta la bambina capisce cosa vuol dire essere amati. Ma l’idillio infantile dura poco, perché a un certo punto deve fare ritorno all’ospedale, dove viene punita costantemente per la sua natura ribelle: le suore che dovrebbero prendersi cura dei piccoli orfani non chiedono solo obbedienza ma anche gratitudine, e Lily non è disposta a piegarsi alla loro crudeltà gratuita dopo aver conosciuto uno sprazzo di serenità.


Da qui in avanti, il percorso che porterà la giovane donna all’omicidio sarà lastricato soprattutto di dolore, che resta il grande protagonista della storia di Tremain: l’autrice offre una cupa analisi della malvagità umana e della sua spietatezza, rendendolo complice di una vendetta che non vuole offrire giustizia solo a Lily ma anche a tutti coloro che hanno dovuto fronteggiare troppo presto la crudeltà di un mondo inadatto agli animi nobili.

Rose Tremain


Lily


Einaudi, 272 pp., 19,50

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