Rai in fiamme. Il voto sul cda slitta al 12 settembre. Meloni vuole un ad “fazzolariano”

Niente intesa. Vertice tra leader rimandato. Il voto per rinnovare il consiglio d’amministrazione slitta e nessuna crede più nella staffetta. La premier pronta a sacrificare il dg per un ad con il bastone, modello Fazzolari

L’estate fazzolariana prosegue. In Rai da ora si fa come propone il colonnello Kurtz di FdI, Giovanbattista Fazzolari, il vegetariano (mangia solo verdure; notizia confermata). Sta per passare la linea Cambogia: Rai pura, destra di diamante, Rai ripulita. Serve il machete. Non c’è accordo. Il prossimo cda si voterà il 12 settembre. Viene rimandato tutto. Giorgia Meloni e Kurtz vegeteriano sono tentati: vogliono sacrificare Giampaolo Rossi, il candidato ad Rai, il profeta, l’Ifigenia a Viale Mazzini. Lo stanno umiliando: profeta e bonzo. Il vertice a tre Meloni, Salvini, Tajani, viene sconvocato di mattina. Alla Camera, a ora di pranzo, c’è chi avvista Alessandro Morelli, lo sgherro di Salvini, che si occupa di Rai, mentre parla, non sentito, di “forzatura”, di “FdI che vuole votare”. Maurizio Gasparri: “Credetemi, non se ne farà nulla. Se ne riparlerà a settembre”. Ha ragione lui. Per colpa della Rai sta saltando la civiltà. Meloni è tormentata. Di pomeriggio, fonti di governo: “Sta accadendo qualcosa. A Palazzo Chigi c’è un vertice anche se nessuno lo confermerà mai”. Il partito Rai ha fiutato l’aria: “Il prossimo ad sarà un destro con il bastone”.



In Rai c’è il cielo di settembre, quello da “otto settembre”. Pure la data per nominare il prossimo cda è vicina per simbolo, il 12, così come il baratto di amicizie, anche quello, è uguale. Per tutta la giornata si ragiona male, e con insistenza, sul 10 settembre, data fissata per far riunire le Camere, per far votare il cda già scaduto. Non si capisce nulla tranne che Rossi possa pagare per questa Rai sciagurata, per il calo di ascolti. Cala il Tg1, Rai 3 è ormai la Pompei di sinistra, Rai 2 viene invece drogata con lo sport: Europei, Olimpiadi, Coppa Davis. Chi ha deciso di consegnare il grande sport a Rai 2 e toglierlo a Rai 1? Rai 2 sfreccia con le gare di Marcell Jacobs mentre il Tg1 di domenica ha perso ben otto punti. Se si aggiunge che il traino del Tg1 è Pino Insegno viene voglia di piangere. La Lega è l’unica che si gode il momento. L’ad Roberto Sergio, garantiscono, si è proposto ai leghisti come uomo di pace. Salvini è nella fase “oh, yeah”.

Può chiedere il dg, può perfino proporre, e propone: “E se ci teniamo Sergio?”. Il dramma è tale che la Lega si ritaglia un nuovo ruolo: il partito cacciatore di teste. Sta sfogliando una rosa di manager lombardi e la gira a Meloni. Il vecchio schema Rossi-Agnes starebbe per saltare. Rossi che nella vita ne ha viste tante, e ben più importanti, si è rassegnato al martirio. Pochi giorni fa gli hanno chiesto: “E se non fossi tu il prossimo ad Rai?”, e lui: “Non ho mai chiesto nulla. Vada come vada. Voglio solo salvare la Rai. Ci sto provando”. Adesso è Rossi che non accetta di fare lo strofinaccio. Da Forza Italia dicono: “Rossi non vuole che il dg sia scelto dalla Lega. Come se in Rai un dg sia della Lega o di FI. In Rai i dg stanno con il primo che passa che li fa dg. E’ più banale, più miserabile”. Rossi si sta indurendo e lo avrebbe spiegato anche a Meloni, come le avrebbe spiegato che più passa il tempo, più la Rai resta senza vertici, e più marcisce. Il solito Gasparri avvisa che senza forme, senza i riti, la Rai non avrà vertici: “La presidente Rai deve essere votata da tre quarti della commissione Vigilanza, ma vi sembra normale che la presidente Barbara Floridia non sia stata avvisata?”. E un’eventuale forzatura come sarebbe presa dal Quirinale? Circolano le ipotese più scombiccherate.

Una è lo spacchettamento: votare i consiglieri ora (ma chi, se le opposizioni escono?) e poi la presidente a settembre. Anche Agnes sarebbe da sacrificare se a Forza Italia viene consegnata la direzione del Tgr che al momento è in quota Lega. Le direzioni si distribuiscono ormai come i sorbetti e pure il calendario è più pazzo di questa pazza tv. Di mattina, i partiti: “Sarà Ignazio La Russa a convocare una conferenza dei capigruppo e decidere per il voto”. Poi il cambio: “No, la conferenza è convocata ma alla Camera”. Nelle stesse ore arriva la sola notizia certa: “Il 23 settembre tutti i dipendenti Rai scioperano”. Ed è la giostra del destino: quando il nuovo ad Sergio si era insediato, i dipendenti Rai bloccarono lo sciopero, mentre ora lo convocano (forse) per salutarlo.

Il Pd che in Vigilanza ha scatenato Stefano Graziano ha tutto il diritto di pensare: “C’è un conflitto internazionale e la destra si azzanna su come spartirsi questa azienda, che neppure si sa spartire, un’azienda allo sbando, angosciata”. Alle 19 di una giornata orribile si decide che il voto è fissato per il 12 settembre, che per la Rai è un’eternità. A settembre si potrà dire che si attende la sentenza del Tar sulla governance. Gasparri che si staglia sempre più come un nostromo ripete: “Vedrete, l’ad Rai sarà Rossi, così, con un rosso, la sinistra è contenta”. E attenzione, c’è tutta la sapienza in questa frase, c’è il parlare per sottintesi di un mondo. Qualora Rossi, questo dg maltrattato dovesse farcela, e nessuno ci crede più, lo attenderà uno sciopero epocale, una Rai scalcagnata, che dovrà scendere a patti con la Lega. Per paradosso l’unico ad possibile per la Rai, l’unico che potrebbe mettere ordine in questa foresta di profumi, appalti, è Kurtz Fazzolari, il vegetariano. Rossi a Chigi e Kurtz in Rai. Meloni, ci pensi. Con Kurtz solo bieta all’agro e al posto di Pino Insegno tutti i videoclip dei Doors.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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