Il caso Liguria e un caso Renzi in Liguria

L’ex premier non mette veti, ma neppure ne vuole (e invece ci sono)

Dici “Liguria” e subito sale alla mente la parola “caso”, solo che di casi ne sono spuntati negli ultimi mesi addirittura tre, lungo la sottile striscia di terra che ha dato i natali a scrittori, cantanti e poeti. Al caso Toti, dal nome dell’ex governatore dimissionario e imputato nell’inchiesta per corruzione della Procura di Genova (ieri è arrivato parere favorevole alla sua scarcerazione dai domiciliari), si è aggiunto infatti un generale caso centrosinistra. E, dopo le dimissioni di Toti, si è detto pronto a candidarsi alla guida della Regione l’ex ministro dem della Giustizia Andrea Orlando, ma non è ancora detto come e con chi, nel senso della coalizione. Ultimo ma non ultimo, si è aggiunto un caso Davide Ermini, dal nome dell’ex numero 2 del Csm ed ex commissario locale pd nominato al vertice della Spininvest, la holding attraverso cui Aldo Spinelli, imputato con Toti nell’inchiesta per corruzione della procura di Genova, gestiva il porto del capoluogo ligure. Una nomina vista dal Pd come foriera di possibili campagne mediatiche antipatizzanti, tanto che Orlando ha chiamato Ermini per chiedergli di rinunciare, ricevendo un gentile diniego – e ieri Ermini ha lasciato la direzione pd, “amareggiato per le strumentalizzazioni”. E non basta, ché, proprio nei giorni in cui il leader di Iv Matteo Renzi ha dato corso all’idea di unire i voti e rimuovere i veti, come dice la segretaria pd Elly Schlein, annunciando lo spostamento nel campo largo a sinistra (e per la Liguria ha dichiarato di non voler presentare una propria candidatura), i veti spuntano comunque, sottotraccia, dal lato M5s e Avs, in direzione dell’ex premier e il suo partito (che in Comune, a Genova, sostiene la giunta di centrodestra del sindaco Marco Bucci, anche con un assessore, ma senza essersi presentato alle elezioni con il proprio simbolo). Ritira l’assessore, è il ritornello sotteso. Ma Iv ha fatto capire di non voler subire veti, non ponendone, e la Liguria è regione complessa, dove le geometrie variabili sono di casa in molte località. E senza il centro riformista, tra Ponente e Levante, i conti possono non tornare.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l’Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l’hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E’ nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

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