Le follie tra Assoluti e Olimpiadi di Alice D’Amato che non mai ha paura

Per Luigi Pirandello la “pazzia era una forma di normalità” e a quella forma di follia e di sofferenza si abituano come se fosse qualcosa di ordinario pure le ginnaste. Dietro i capelli raccolti in perfetti chignon, come quelli delle ballerine e dietro ai body cosparsi di paillettes e lustrini, spesso si cela la vera essenza di una disciplina come la ginnastica artistica. Secondo Alice D’Amato, bisogna essere un po’ folli per fare volteggio e parallele:  “Non siamo molto normali – ammette la ginnasta tesserata con le Fiamme Oro – non devi avere paura, devi cercare di superare tutti i timori, essere un po’ pazza e lanciarti le prime volte quando impari a fare elementi nuovi”. La sua, così come quella della gemella Asia, è una vita spesa in pedana, in cui ha imparato a superare diverse problematiche e a vivere situazioni di incertezza, come se si trovasse in un eterno limbo. C’è, per esempio, il momento in cui si aspetta il punteggio dopo un esercizio e poi c’è l’attesa quasi snervante di queste settimane prima di Parigi, in cui il pass è stato preso ma non è nominale. La genovese dovrebbe quasi sicuramente far parte della squadra azzurra (cinque i posti) ma l’ultima parola spetterà al dt Enrico Casella dopo gli Assoluti di Cuneo di questo fine settimana.
 

“Adesso stiamo cercando di arrivare ai Campionati italiani in forma: sono la gara prima delle Olimpiadi, sono importanti come test. Poi, mi piacerebbe difendere il titolo (è campionessa italiana all around, ndr). Rispetto a Tokyo 2020, siamo di più a giocarci un posto, ed è complesso. Ognuna deve cercare di dare il massimo e sperare che vada tutto per il meglio, per star bene ed essere d’aiuto alla squadra”. Una circostanza anomala rispetto ad altri sport in cui la carta olimpica è arrivata da mesi, per l’artistica ai Mondiali del 2023, ma per infortuni e imprevisti è necessario aspettare l’ultimo attimo possibile. “Credo sia fondamentale essere forti e reagire, anche se qualcuna di noi dovesse essere fuori dalla squadra. In quel caso proveremo a essere felici, sapendo di aver dato il massimo. Se arrivassi a Parigi, non sarebbe la mia seconda Olimpiade: tutte le volte è un nuovo inizio, come dopo un Mondiale, ricominci da capo, come se fosse una prima volta. Se siamo in forma, sappiamo di potercela giocare. A Tokyo (quarte nel concorso a squadre, ndr), è stata più una sorpresa, nonostante fossimo reduci da un bronzo mondiale, ma c’era stata la pandemia e alcuni infortuni”.
 

Di certo non potrà esserci la sorella Asia, andata nuovamente sotto i ferri dopo un infortunio rimediato agli Europei di Rimini e avvenuto proprio sotto gli occhi di Alice. La ginnasta spera di poter salire su quella pedana parigina per la gemella, ma anche per il papà venuto a mancare a settembre 2023. “Se dovessi partecipare alle Olimpiadi mi piacerebbe farlo sia per me che per la mia famiglia. In questo percorso sono rimasta sola, però mi stanno accanto tutti quanti, mi stanno sostenendo. Quando si è infortunata l’ho vissuta male, sapevo che non era qualcosa da poco. Sul momento hanno cercato di tranquillizzarmi, ma avevo capito che sarebbe stato uno stop più lungo”. Dalla rassegna continentale è tornata comunque, nonostante la situazione non semplice da gestire, con l’argento nel concorso generale e l’oro alle parallele: “Per quello sono soddisfatta, per l’all around meno, ho preso un secondo posto con un sacco di problematiche ma speravo andasse meglio”. Spesso, come spiega lei stessa, tra le difficoltà più grandi, oltre il valore tecnico degli esercizi, c’è la scarsa consapevolezza del proprio valore, a differenza della gemella. “Asia è una tosta, se si impunta su una cosa non la schiodi più. A livello di carattere è più forte rispetto a me, io sono più fragile, a volte mi demoralizzo, non ho fiducia in me stessa. Entrambe, invece, siamo grandi lavoratrici”.
 

Pur facendo ancora fatica a credere nei propri mezzi, non ha mai mollato, nemmeno quando da junior si ruppe crociato e menisco e le dissero che non avrebbe più potuto fare volteggi e giravolte: “Sono stata operata a Linz e sono tornata a fare ciò che amavo, passo dopo passo, con l’aiuto dell’allenatore e delle compagne. La ginnastica mi ha insegnato a tenere duro”.Tenere duro quando sembra impossibile farlo. I sorrisi tipici delle ginnaste nascondono molte volte sofferenze fisiche: “L’infortunio è dietro l’angolo, non esiste giorno dove non si abbia dolore. Bisogna imparare a lavorare con il dolore, gestendolo, capendo se ci si debba fermare o meno”.

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