We did it. Keir Starmer è (super)premier del Regno Unito

Dalla nostra inviata a Londra. “We did it”, ha detto Keir Starmer nella notte delle conferme, “il cambiamento inizia ora”. Il Labour britannico ha vinto le elezioni a valanga, ha conquistato una maggioranza di 170 seggi rispetto ai Tory, che è super.

Dopo quattordici anni di governi conservatori, il Labour riprende il potere, Starmer più tardi in giornata sarà premier e nel suo primo discorso, sorridente e per una volta rilassato, finalmente, ha detto: “Vi difenderò e proteggerò, combatterò assieme a voi ogni giorno. Gli inglesi hanno votato, sono pronti per il cambiamento, per porre fine alla politica della performance e tornare alla politica del servizio. Il cambiamento inizia ora perché questa è la vostra democrazia, la vostra comunità e il vostro futuro”. Avete votato e ora tocca a noi fare quel che abbiamo promesso, ha detto Starmer in mezzo agli applausi, con il suo fare diretto e pragmatico.

 

 

Per tutta la campagna elettorale è stato paragonato ai leader del passato, guardato con qualche sospetto perché non è un politico di professione (è un avvocato) e perché è considerato indecifrabile, e Starmer ha sempre risposto che non gli interessano le collocazioni ideologiche e le tonalità di blairismo che lo caratterizzano, il Labour è cambiato  (il suo predecessore, Jeremy Corbyn, non è nemmeno più del Labour: ha vinto da indipendente. Gli indipendenti hanno preso 4 seggi al Labour, un ottimo risultato) e aggiusteremo un paese a pezzi. Nelle lunghe trasmissioni televisive della notte, molti hanno iniziato a dire più convinti: non sottovalutate Starmer.

Per i Tory è stata, come previsto, una nottata tremenda. Hanno perso il 40 per cento dei voti rispetto alla (grande) vittoria del 2019, e potrebbe essere il risultato peggiore di sempre: “Un disastro totale”.  “Mi prendo la responsabilità della sconfitta”, ha detto Rishi Sunak, preparandosi alle dimissioni (il trasloco era già cominciato: la rapidità con cui si cambia premier va di pari passo con un sistema elettorale brutale come l’uninominale secco), ma non è bastato. Molti esponenti importanti del Partito conservatore sono fuori dal Parlamento, come l'ex premier Liz Truss (per soli 630 voti), il ministro della Difesa Grant Shapps, il brexitarissimo con gli occhiali Jacob Rees-Mogg e anche Penny Mordaunt, che aveva tentato di diventare leader dei Tory e che sperava di poter entrare nella corsa che a breve si aprirà. Quando non si sa: Sunak ha detto negli ultimi giorni che, anche se sconfitto, non si sarebbe dimesso immediatamente dalla guida dei Tory, non tanto perché pensa di poter continuare a fare questo lavoro, ma forse perché, sacrificio per sacrificio, può provare a gestire la lotta interna che si farà se possibile ancora più aspra.

Per i Libdem è stata invece una splendida nottata: avranno oltre 70 seggi nel prossimo Parlamento, un risultato "storico", ha detto il leader Ed Davey, padre commovente di un figlio disabile, e riconoscibilissimo durante la campagna elettorale per le sue performance "sportive" (diventate materiale per molti meme ma su cui lui stesso ha riso). Gli scontri diretti su cui i Libdem si sono concentrati per levare seggi ai Tory – una strategia molto aggressiva – sono andati bene e Davey ha festeggiato la vittoria ballando "Sweet Caroline".

Per la prima volta, Nigel Farage, il nazionalista brexitaro anti immigrazione oggi alla guida del partito Reform Uk, entrerà nel Parlamento britannico, assieme ad altri tre candidati. Negli exit polls, i seggi assegnati a Reform erano 13, un numero sorprendente. In ogni caso il problema resta grande per i Tory: Farage non ha fatto alcun mistero del suo principale obiettivo. “Questo è soltanto il primo passo di una cosa che è appena cominciata”, ha detto festeggiando la vittoria, e nelle scorse settimane ha detto che si vede, al prossimo giro elettorale, candidato primo ministro. Vuole spolpare i conservatori da fuori, come sta facendo il Rassemblement national in Francia, e diventare leader della destra britannica.

A proposito di Francia, dove s’impone l’estrema destra, e anche di America, dove la possibilità del ritorno di Donald Trump si è fatta più concreta assieme alla crisi del presidente Joe Biden: quel che è accaduto nella notte è storico per il Regno Unito, è storico per il Labour ed è una felice eccezione in questo nostro mondo di oggi.  

 

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