Tour de France. A cronometro ha vinto Remco Evenepoel, ha vinto Julien Bernard

Il campione del mondo contro il tempo ha vinto la settima tappa della Grande Boucle davanti a Pogacar, Roglic, Vingegaard e un ritrovato Campenaerts. La festa vera però se l’è goduta il corridore francese sulla Côte de Reulle-Vergy

Le cronometro nel ciclismo sono spietate, uno sforzo solitario nel quale si deve andare forte, il più forte possibile, senza poter contare su nessuno se non su se stessi e sulla propria determinazione. È prova d’ascetismo, fachiraggio cerebrale e muscolare. È così sempre, almeno per chi prova a vincere o a fare il meglio possibile. Per chi non ha ambizioni di successo o di classifica è tutto un po’ più semplice, ma nemmeno troppo.

Si può sbagliare poco o nulla a cronometro, qualsiasi imprevisto può rovinare tutto. Tutto vero, a meno di non essere Remco Evenepoel. Remco Evenepoel ha sbagliato due curve in discesa, ha subito un salto di catena, ha rischiato di doversi fermare e ripartire, ma con saltello e un colpo di classe è riuscito a rimettere la catena al suo posto. Piccole imperfezioni in una cronometro eccezionale. Primo al traguardo dodici secondi davanti a Tadej Pogacar. Secondo in classifica trentatré secondi dietro a Tadej Pogacar. Poteva averne meno. Tuttto sommato può dirsi soddisfatto, anche se con un velo di fastidio.

Tadej Pogacar ha perso dal campione mondiale a cronometro, ma ha guadagnato su tutti gli altri. Soddisfatto anche lui: il suo sorriso all’arrivo era smagliante come sempre, ma un po’ meno di quello che avrebbe voluto. Perché alle sue spalle Primoz Roglic e, soprattutto, Jonas Vingegaard sono arrivati a ventidue e venticinque secondi, abbastanza per essere contenti, non sufficienti per essere totalmente felici. Lo sloveno è ottimista di natura, ma è anche un perfezionista e un corridore ambizioso. Avrebbe preferito qualcosa in più, se ne farà una ragione, sa farsene una ragione.

Pure per Primoz Roglic e Jonas Vingegaard il sorriso era lo stesso dei primi due. Nulla di eclatante è accaduto, nessuno ha patito una crisi, nessuno si trova davanti, dopo la settima tappa, a uno scenario davvero diverso da quello che aveva davanti prima della settima tappa. Venticinque chilometri d’altra parte non erano tantissimi.

L’unico che si è goduto appieno tutti i metri della cronometro è stato Julien Bernard oggi. Julien Bernard ha trasformato la sua settima tappa del Tour de France in una festa. È nato a Nevers, a circa centocinquanta chilometri dall’Gevrey-Chambertin, su quelle strade c’ha pedalato a lungo. Soprattutto sulla Côte de Reulle-Vergy si sono dati appuntamento amici e tifosi, familiari e conoscenti. Hanno aspettato a lungo il suo passaggio, quando è apparso hanno cercato di fare in piccolo quanto avevano fatto gli amici e i tifosi di Thibaut Pinot un anno fa.

Amici e familiari, tifosi e compagni di scorrazzate in biciclette si erano dati appuntamento sulla Côte de Reulle-Vergy. Lo hanno aspettato a lungo, poi al suo passaggio è partita la festa. Lui si è preso il tempo di salutare, felice come un bambino per tanta attenzione. Si è concesso anche il lusso di fermarsi qualche secondo nei pressi della vetta per salutare i suoi cari e baciare moglie e figlio. Una di quelle scene che ci fanno voler bene a questo sport e ci ricordano allo stesso tempo perché vogliamo così tanto bene a questo sport.

Era parecchio felice pure Victor Campenaerts, a lungo seduto sulla sedia del capoclassifica, tornato a fare bene quello a cui aveva deciso di rinunciare, le cronometro, per cercare fughe e emozioni diverse.

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