Il Tour de France secondo Philip Delerm

Così come il primo sorso di birra “comincia ben prima di averla inghiottita”, anche la prima sorsata di Tour de France comincia ben prima di averlo annusato e avvistato, e poi di esservi immersi e sommersi, quell’attesa sospesa, quell’attimo travolgente

“Il Tour de France è l’estate”. Voto: otto.

“L’estate che non può finire, il caldo meridiano di luglio”: voto nove.

“Nelle case si chiudono le persiane, la vita rallenta, la polvere danza nei raggi di sole”: voto dieci.

Le prime quattro righe del quattordicesimo dei trentaquattro capitoli, cioè piaceri, un piacere per capitolo, di “La prima sorsata di birra e altri piccoli piaceri della vita”, un diario minimo (e poetico) con cui Philip Delerm ha sbancato librerie e svuotato edicole, scalato classifiche e materializzato fantasie, regalano la felicità. Lì dentro c’è tutto.

La prima sorsata di birra, spiega Delerm, “comincia ben prima di averla inghiottita. Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza”. Anche la prima sorsata di Tour de France comincia ben prima di averlo annusato e avvistato, e poi di esservi immersi e sommersi, quell’attesa sospesa, quell’attimo travolgente.

Delerm ha 47 anni quando scrive “La prima sorsata di birra” e del Tour de France. Laureato in Lettere, insegnante, scrittore, scrittore da adulto consapevole, non da ragazzo prodigio: a 40 anni vince il Prix Alain-Fournier con “Autumn”, ma è questo libriccino di piccole grandi cose a farlo decollare. Anche in Italia. Anche con il Tour. Di cui cerca di analizzare il successo solo apparentemente paradossale: “Stare al chiuso quando il cielo è così azzurro sembra già discutibile. Ma stravaccarsi davanti a un televisore quando i boschi sono profondi, quando l’acqua promette frescura, luce! Eppure è lecito, se è per guardare il Tour de France”. O meglio: “E poi non si guarda il Tour de France, si guardano i Tour de France. Sì, in ogni immagine del gruppo lanciato sulle strade dell’Alvernia, o di Bigorre, si iscrivono in filigrana tutti i gruppi del passato”. E ancora: “C’è sempre qualcuno che dice: ‘A me, del Tour, piacciono i paesaggi!’. In effetti si attraversa una Francia surriscaldata, festiva, il cui popolo si snoda lungo le pianure, le città, i colli. L’osmosi tra gli uomini e l’ambiente avviene con un fervore bonario, talvolta sopraffatto da alcuni strambi esaltati. Ma sullo sfondo del sassoso Galibier, del nebbioso Tourmalet, un po’ di volgarità sciovinista non fa che sottolineare la dimensione mitica degli eroi”. Il finale sa di Paolo Conte: “Sullo schermo del televisore le estati si assomigliano e gli attacchi più vivaci hanno il sapore di una bibita alla menta”.

Fra i 34 piccoli piaceri Delerm ne cita altri due, insieme eppure contro, sposati eppure divisi, separati in casa: la bicicletta e il ciclismo. “E’ il contrario del ciclismo, la bicicletta. Una sagoma profilata in viola fluorescente fa una discesa a settanta all’ora: è ciclismo. Due liceali affiancate attraversano un ponte a Bruges: è bicicletta”. Il dualismo ricorda quello fra sinistra e destra secondo Giorgio Gaber. “Si è dell’uno o dell’altro campo. C’è una frontiera. I lenti stradisti possono esibire quanto vogliono un manubrio ricurvo: è bicicletta. Gli sportivi possono forbire quanto vogliono i parafanghi: è ciclismo. Meglio non fingere e ammettere la propria razza”. Delerm pedala leggero, più su una bicicletta che facendo ciclismo. “Ci portiamo dentro la perfezione nera di una bicicletta olandese, con una sciarpa al vento sulla spalla. Oppure sogniamo una bicicletta da corsa leggerissima, con la catena che fruscia come un volo d’ape”. E leggete: “Chi va in bici è un potenziale pedone, che va a zonzo nelle viuzze, che legge il giornale su una panchina. Chi fa ciclismo non si ferma: fasciato fino alle ginocchia in una tuta neospaziale, potrebbe camminare solo con i piedi a papera e non lo fa”.

Dal piccolo sorso di birra in poi, con garbo e leggerezza Delerm ci ha ubriacati di saggi, romanzi, novelle, libri per bambini, articoli di atletica leggera (la sua vera passione) per quotidiani, opinioni olimpiche per televisioni. Rileggersi questi due piccoli piaceri, in questi giorni di caldo meridiano, in cui l’estate non può finire, ci riempie il cuore di Tour de France: “Nelle case si chiudono le persiane, la vita rallenta, la polvere danza nei raggi di sole”. Voto, confermato, dieci.

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