Il premio Strega alla fragilità di Donatella di Pietrantonio

L’età Fragile vince la 78esima edizione del premio letterario. “Una vittoria che speravo, ma che non mi aspettavo”, dice l’autrice che dedica il suo libro “alle sopravvissute”

“La scrittura è un atto solitario, ma il finale è il risultato di un grande lavoro di squadra”, dice sul palco romano del Ninfeo di Valle Giulia Donatella di Pietrantonio. Ed è proprio grazie alla sua scrittura che l’autrice abruzzese ha vinto ieri sera la 78esima edizione del Premio Strega con il romanzo L’età fragile (Einaudi). “Una vittoria che speravo, ma che non mi aspettavo”, ci dice quando la raggiungiamo sul palco subito dopo la diretta trasmessa su Rai Tre, condotta da Geppi Cucciari con il suo infallibile e coinvolgente sense of humour insieme a Pino Strabioli. “Prometto che userò la mia voce scritta e orale in difesa di diritti per cui la mia generazione di donne ha molto lottato e che oggi non sono più scontati”, ha aggiunto la vincitrice, che aveva già partecipato allo Strega con il romanzo Borgo Sud, arrivando in finale.

Il libro, dedicato “alle sopravvissute”, è la storia di due generazioni che si fronteggiano, quella di una madre (Lucia) e di una figlia (Amanda), “un rapporto che è sempre stato al centro della mia narrativa”, aggiunge Donatella. “Da Mia madre è un fiume a L’arminuta (con cui ha vinto il Premio Campiello e da cui è stato tratto l’omonimo film, ndr). Oggi, questo dialogo intergenerazionale è più che mai necessario, ma anche molto difficile”.

Nel romanzo il punto di vista è quello di una madre che si confronta con una figlia che lascia gli studi a Milano poco prima della pandemia e torna “spenta e silenziosa, interrotta, e si scoprirà impotente, perché non riesce a penetrare nei silenzi di Amanda e nelle sue chiusure”. A fare da sfondo c’è il suo Abruzzo “forte e gentile, che batte sempre nel mio cuore”, ha tenuto a precisarci tutte le volte che l’abbiamo incontrata e lo fa anche questa volta, avvolta da un abito creato per lei da Etro.

L’Abruzzo è presente con il Dente del Lupo, “un luogo magnetico”, lo descrive nel libro, un ‘personaggio’ che assume un’importanza tale da diventare protagonista di questo libro intriso di una dinamica di verbi e di movimento legata proprio ai luoghi, a un andare e tornare che accomuna i personaggi che si chiedono: resto o vado via? “Se vivi in luoghi isolati, quella domanda te la poni sempre. In alcuni casi, però, si ferma non solo chi resta”.

L’età fragile è dedicato a tutte le sopravvissute, “perché come Lucia sono figlia di un patriarcato arcaico e rurale, per certi versi violento. Quei padri ci impedivano la libertà minima, ma erano una presenza reale nella vita di noi figlie. In quel modo sgrammaticato e spesso inaccettabile, erano dei padri veri con cui combattere ogni giorno per fare esperienze e aprirci al mondo, spesso in segreto. Se ci scoprivano, c’erano solo botte”. “Volevamo soltanto essere giovani”, dirà Lucia in questo libro magnetico che resta dentro e a lungo con il male e la sua fragilità, un passato che incide come un non detto e i silenzi, spesso assordanti.

La fragilità, dunque, ieri sera ha trionfato al Ninfeo, “ma non vuol dire debolezza”. “Credo che sia anche molto importante riconoscerla”, aggiunge l’autrice che in autunno smetterà di fare il suo primo lavoro, la dentista pediatrica, per dedicarsi solamente alla scrittura. “Nelle mie dediche ho scritto spesso ‘alla tua fragilità e alla tua forza’. Sono entrambe in noi: solo riconoscendo l’una, arriva l’altra. È importante riconoscere la propria fragilità individuale come appartenente a una fragilità più generale che riguarda tutti. Solo nel momento in cui se ne diventa consapevoli può diventare un punto di forza. Questa vittoria – conclude – mi conferma quanto la vita sia imprevedibile, banale e straordinaria allo stesso tempo. La vita ti toglie e ti da’, ma ti restituisce anche in maniera differente e quando lo fa, è sempre qualcosa di nuovo che può fungere da base per il futuro”.

Il totale dei voti espressi, 644 (pari all’92% degli aventi diritto), ha portato alla sua vittoria con 189 voti. Seguono Dario Voltolini con Invernale (La nave di Teseo,143 voti); Chiara Valerio con Chi dice e chi tace (Sellerio, 138 voti); Raffaella Romagnolo, Aggiustare l’universo (Mondadori, con 83 voti); Paolo Di Paolo, Romanzo senza umani (Feltrinelli, con 66 voti) e Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica (minimum fax, con 25 voti). La giuria del Premio è composta dai voti dei 400 Amici della domenica, a cui si aggiungono come di consueto 245 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 35 Istituti italiani di cultura all’estero, 30 voti di lettori forti scelti nel mondo delle professioni e dell’imprenditoria e 25 voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura, tra cui i circoli costituiti presso le Biblioteche di Roma.

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