Sorpresa, è la Turchia la rivelazione di questo Europeo

Magari per alcuni non era una sorpresa, ma molto più probabilmente lo è. L’Europeo del tutto prevedibile almeno spiazza nell’ultimo ottavo di finale, con la Turchia che batte l’Austria, che sembrava la rivelazione del torneo e, invece, la rivelazione sono i turchi. L’altra qualificata è l’Olanda, che arriva in forma. Ora due giorni di riposo, da venerdì si gioca per un posto in semifinale.
 


Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.


Quarti di nobiltà?

L’ultimo quarto di finale aggiunto al tabellone è quello che porterà in semifinale la casella matta del torneo, quella che qualunque cosa faccia, avrà già ottenuto il massimo, quindi senza nulla da perdere, quindi imprevedibile: Olanda-Turchia è, delle gare che verranno, la più curiosa. Ma ci sarà anche una specie di finale: Germania-Spagna, da non dormirci la notte. Forse le due squadre migliori finora, quelle che sono andate avanti senza un tentennamento, forse le due che potevano giocarsi il titolo e invece ne andrà avanti solo una. Tutto da capire il quarto tra Inghilterra e Svizzera, con una squadra ammaccata e una in salute e quella in salute non è l’Inghilterra. Siamo alla solita domanda: recuperare, come hanno fatto gli inglesi con la Slovacchia, è una svolta mentale o porta
rilassamento. Inutile dire a quale delle due opzioni ambisca Southgate, che comunque vada lascerà la Nazionale, ma che all’idea di salutare avendo rimesso in piedi la squadra, portandola avanti almeno un altro po’, sogghigna in modo appena percettibile. Resta Francia-Portogallo, classica partita da quarto di finale di un Europeo.

 

Austria-Turchia e il tuffo da eroe di Gunok

Quello che doveva essere: una partita imprevedibile, tendente allo strano. Infatti ci sono stati tre gol tutti nati da calcio d’angolo e, soprattutto, la doppietta di Demiral che non è prevista dalle leggi normali del calcio. Ma se la Turchia è ai quarti di finale e l’Austria, che sembrava poter diventare la sorpresa dell’Europeo, all’ultimo si è vista negare la possibilità di una rimonta e quindi del supplementare e quindi di chissà cosa, magari un colpaccio, è per un momento solo, che conviene isolare. È per quello stacco di Baumgartner che sembra preciso, perfettamente atletico, con la giusta scelta di tempo. Sale per colpirla di testa senza sbagliare niente nella preparazione, salta il giusto per centrare il pallone con la fronte, schiaccia il colpo di testa perché si sa, con il rimbalzo sul terreno, tanto più bagnato da tanta, tantissima pioggia, la traiettoria può diventare imprevedibile, il portiere quando ci arriva? Solo che il portiere è uno che ha iniziato giocando a basket, che l’esplosività ce l’ha come punto di partenza della sua formazione fisica. Solo che il portiere è Mert Gunok, che fino ad allora ha dovuto affrontare altri due tiri, uno dei quali diventa gol e decide che sì, questo è il momento di diventare eroe. La parata non ha una giustificazione tecnica, atletica. O forse ce le ha tutte, aggiungendoci l’istinto. Una di quelle che un giorno, da anziano, ti siedi e dici: “Ora vi racconto la parata più bella che ho fatto”. Fino a questo momento, la più bella di tutte le quarantaquattro partite giocate.

 

L’Olanda è cresciuta

Occhio, forse Koeman sa come si guida una squadra. Lo faceva in campo. E questi giorni di accuse ai suoi giocatori, di conferenze stampa senza filtri, giudizi spietati, probabilmente avevano un senso reale e non erano una protezione di sé. Forse Koeman sa qualcosa che noi non sappiamo, ovvero quanto vale realmente questa Olanda. Forse è la squadra che più è cresciuta dalla fase a gironi alla prima partita a eliminazione diretta, gioca nella parte “buona” del tabellone e tutta la qualità che non aveva fatto vedere nelle gare della fase iniziale, arrivando terza nel proprio raggruppamento, ha cominciato a mostrarla contro la Romania. Certo, se uno vede il tabellino pensa che per segnare il secondo gol sono serviti ottantatré minuti e il terzo è arrivato nel recupero. Ma
non è così. E se Gapko sembra pronto a caricarsi gran parte dell’attacco, Malen entra e fa una doppietta, Simons mantiene quella sfrontatezza e che c’è sempre Depay ancora da sfruttare, vuol dire che ci sono molte alternative in attacco. In difesa c’è Koeman, invece.

 

La vera classifica dei marcatori non è quella che vedete

Trovate un nome per uno che di cognome fa Autogol avrete il capocannoniere indiscusso del torneo. Che ne so, vogliamo che sia tedesco? Jurgen Autogol, a quota nove. Altri due gol e raggiungerà l’altro con questo cognome, che nell’Europeo del 2021 ne ha segnati undici. Un mercenario, però, nonostante le origini teutoniche, fa gol con la nazionale che gli capita, per l’occasione: due volte con la maglia della Francia, l’ultima lunedì nella partita contro il Belgio, ma prima ancora nella partita con l’Austria. Poi persino in gol contro la Spagna, vestendo la casacca della Georgia. Qualche giorno prima aveva portato in vantaggio l’Austria, contro l’Olanda. La performance più bella è stata quando, giocando per il Portogallo, Jurgen ha segnato nella partita con la Turchia, pilotando un bel retropassaggio che non aveva tenuto conto del fatto che, per fare un retropassaggio, ci debba essere uno sul retro pronto a ricevere il passaggio, e invece il portiere era da un’altra parte. Prima di arrivare a questo numero notevole, Autogol si era scaldato segnando per la Spagna, contro l’Italia, per la Croazia contro l’Albania, di nuovo per il Portogallo contro la Repubblica Ceca. Ma era arrivato pronto all’Europeo: Autogol fa la comparsa già alla partita di esordio, segnando alla Germania sul finale della partita che però i suoi connazionali tedeschi conducevano già 4-0 contro la Scozia. A inseguire, da lontano, il cannoniere principe del torneo con “soli” tre gol ci sono Mikautadze della Georgia, Schranz della Slovacchia e Musiala della Germania e Gakpo (aggiuntosi ieri) dell’Olanda, gli unici che possono ancora segnare. A quota tre anche i gol annullati a Lukaku, tutti per fuorigioco, tutti dal Var: tanto, strana per strana, la classifica la faccio un po’ come mi va. Ah, Lukaku non può peggiorare il dato.

 

Chi parla delle lacrime di Ronaldo e chi mente
 

Il mondo, ieri, si divideva in due: chi commentava le lacrime di Cristiano Ronaldo e chi mentiva dicendo di non saperne niente. Poi il come veniva commentato il momento di Portogallo-Slovenia in cui Cristiano ha sbagliato il rigore nel supplementare ed è scoppiato a piangere (ha pianto anche altre volte, in occasione di delusioni, ma l’altro ieri sembrava piangesse più del solito) apriva a dibattiti variegati, dall’ipotesi di finzione, al rammarico perché segnando avrebbe battuto il record di più anziano marcatore dell’Europeo (che Modric ha conquistato segnando contro l’Italia), ma c’era anche chi, in un giorno d’estate, ha scoperto anche cioè che c’è sempre stato negato dalle circostanze, dallo storytelling intorno a lui: Cristiano Ronaldo è un essere umano. Almeno, su quell’aspetto ha spinto lui stesso ieri. Naturalmente, a modo suo: “Anche le persone più forti hanno le loro giornate negative. E ho toccato il fondo proprio quando la squadra aveva più bisogno di me. Ero triste, ma ora sono felice perché abbiamo vinto lo stesso. Questo è il calcio: momenti che non ti aspetti”. Anche qui c’è molto del personaggio: il migliore che crolla, il calcio che nonostante tutto lo premia, il fondo toccato (che, però, il rigore sbagliato sul finire dei supplementari è brutto, ma si tocca il fondo per altro, di molto peggio). Ma Cristiano non dice che ha pianto per il rigore sbagliato: “Mi emoziono per la famiglia, per i nostri tifosi. Persone con cui non mi esprimo molto, che rappresentano tanto”. Per non cedere troppo sul lato emotivo, ecco l’annuncio e la correzione di tiro: “È, senza dubbio, il mio ultimo campionato europeo. Ma non sono emozionato per questo. Sono commosso da tutto ciò che il calcio significa: dall'entusiasmo che ho per il gioco, dall'entusiasmo nel vedere i miei sostenitori, la mia famiglia, l'affetto che la gente ha per me". Fino all’esaltazione del tentativo dal dischetto, non potendo esaltare l’esecuzione del rigore: “Fallisce solo chi ci prova”. Per dire che sì, forse ora è più umano. Ma un po’.

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