Riposare è resistere

La recensione del libro di Tricia Hersey edito da Edizioni Atlantide, 208 pp., 18,50 euro

La nostra società è sfinita. Viviamo in un tempo dettato dalla fretta e dall’urgenza e nel ticchettio incessante che scandisce le nostre vite a ritmo serrato, sembra che il riposo sia un lusso riservato ai pochi che possono concederselo. E’ così che secondo Tricia Hersey, artista, poetessa e teologa, l’atto di riposare assume i contorni di un diritto negato e diventa una forma di attivismo per mettere in discussione gli ingranaggi di un mondo che vede il corpo come uno strumento di produzione costante. E se si ferma, si innesca inevitabilmente il senso di colpa. Hersey ha fatto di questa sosta consapevole un motivo di liberazione, personale e collettiva, e ha fondato nel 2016 il “Nap Ministry” – letteralmente “dicastero del sonnellino” – per esplorare il potere del riposo come atto di resistenza. Nel suo libro Riposare è resistere, edito da Edizioni Atlantide, l’autrice racconta la sua presa di consapevolezza, il suo grido di protesta contro la grind culture e la supremazia bianca che ha privato i corpi dello spazio personale e onirico. “Provengo da una lunga tradizione familiare di sfinimento – scrive –. La mia nonna materna Ora, la musa ispiratrice di quest’operazione, sfuggita al regime di terrore causato dalle leggi Jim Crow, riposava gli occhi da mezz’ora a un’ora al giorno, nel tentativo di entrare in sintonia con sé stessa e trovare un po’ di pace”. Il libro è diviso in quattro parti che invitano il lettore all’azione: “Riposate! Sognate! Opponetevi! Immaginate!” e si ispira a racconti di donne Nere, vicende storiche, lo womanismo, l’esperienza personale di Hersey e dei suoi antenati costretti a lavorare come schiavi nelle piantagioni, dove è nato il capitalismo. Tasselli e storie che si uniscono per gettare luce su un sistema disumanizzante: “Sono ben consapevole di ciò che i nostri corpi sono in grado di sopportare. Dobbiamo alleggerire il peso che ci portiamo addosso – ricorda l’autrice –. L’obiettivo finale della liberazione non è la sopravvivenza. Dobbiamo prosperare”. Se esiste una misura nelle cose, questo libro ne è un’urgente testimonianza: a rivendicare il proprio spazio e tempo per sé, a respirare, a chiudere gli occhi, a fermarsi. Un manifesto che è un atto politico e diventa la stella polare di un mondo esausto, dove pare impossibile comprendere e mettere in pratica una semplice e mai scontata realtà: esistere e basta non è un male. E’ quella linea sottile tra vivere e sopravvivere. Ecco la differenza, e la misura.

Tricia Hersey

Riposare è resistere


Edizioni Atlantide, 208 pp., 18,50 euro

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