Non solo Daoudi. Tutti i candidati filorussi nel Rassemblement national

Parigi. Anche se, come scrive Libération, Marine Le Pen cerca di “ridipingere di rosa la storia bruna del suo partito”, sotto la vernice del nuovo Rassemblement national (Rn) ci sono ancora le vecchie scorie razziste e antisemite della formazione fondata nel 1972 dall’ex parà Jean-Marie Le Pen, assieme a Léon Gaultier, ex membro delle Waffen SS, e Pierre Bousquet, ex componente della divisione SS Charlemagne.

 

Ludivine Daoudi, candidata di Rn alle elezioni legislative nella prima circoscrizione del Calvados, in Normandia, si era qualificata al secondo turno di domenica prossima con il 19,95 per cento dei voti, dietro alla candidata del Nuovo fronte popolare (Nfp) Emma Fourreau, 34,88, e al sindaco in quota gollista di Caen Joël Bruneau, 43,11. Ma il passato poco repubblicano della candidata frontista è riemerso all’improvviso: una sua foto su Facebook la ritrae con un cappello da sottoufficiale della Luftwaffe, l’aviazione militare nazista, con una svastica in bella vista.

  

     
A pubblicare lo scatto è stata la rivale del Nuovo fronte popolare Emma Fourreau. “Ludivine Daoudi, candidata del Rassemblement national nella prima circoscrizione del Calvados, è scomparsa dall’inizio della campagna elettorale. Guardando i suoi social network, è facile capire perché. Il 7 luglio, nessun voto per questi fascisti immondi”, ha scritto su X la candidata della gauche. Libération ha confermato la veridicità della foto e delle simpatie di Ludivine Daoudi sentendo diverse fonti. Una di queste ha confermato che lo scatto risale a “sei-sette anni fa”. “Frequentavamo le serate di musica elettronica organizzate dall’associazione Arbrazik di Caen. Da una di queste è stata espulsa a causa delle sue provocazioni razziste”, ha detto la fonte al quotidiano francese. Daoudi non ha risposto alle molteplici richieste di intervista di France Bleu Normandie, ma la sua candidatura è stata ritirata in seguito alla pubblicazione della foto. “È stata una decisione congiunta tra noi e la direzione centrale. Si ritira per non compromettere il Rassemblement national e i suoi candidati”, ha dichiarato Philippe Chapron, delegato di Rn nel Calvados. Ma Daoudi non era l’unica candidata sulfurea del partito sovranista

Il sito di informazioni confidenziali La Lettre ha pubblicato una lista dei candidati pro russi di Rn eletti fin dal primo turno delle legislative o qualificati per la finale di domenica con buone possibilità di diventare deputati. Nadejda Rémy, anzitutto, arrivata in testa nella seconda circoscrizione del Val d’Oise. Di origini russe (il suo cognome di nascita è Silanina), è la moglie di Gilles Rémy, patron di Cifal, società di diplomazia aziendale, che in passato aveva organizzato un incontro tra l’ex primo ministro gollista, François Fillon, e il capo del Cremlino, Vladimir Putin, e che da quest’ultimo è stato insignito dell’Ordine dell’Amicizia. Rémy, tra le altre cose, è tuttora membro dell’associazione Dialogue franco-russe, che è stata presieduta da Thierry Mariani, appena rieletto eurodeputato e habitué dei viaggi Parigi-Mosca (nel 2018, nel Donbas occupato, fu chiamato come “supervisore” delle “elezioni”, giudicate illegali dalla comunità internazionale). Dialogue franco-russe era finita nel 2019 sotto la lente dei servizi francesi, perché considerata un cavallo di Troia della propaganda di Putin in Francia. C’è poi Rémy Berthonneau, ex direttore generale di Cifal a Mosca, in testa al primo turno nella dodicesima circoscrizione della Gironda e favorito per vincere al secondo. 

Fra i deputati uscenti del Rassemblement national che hanno manifestato segni di adesione al regime di Putin, figurano inoltre Julie Lechanteux (quinta circoscrizione del Var) e Bruno Bilde (dodicesima circoscrizione del Lot-et-Garonne), già sicuri di avere un seggio nella prossima Assemblea nazionale, Hélène Laporte (seconda circoscrizione del Lot-et-Garonne) e Frédéric Boccaletti (settima circoscrizione del Var) qualificati al secondo turno e con grandi chance di diventare deputati il 7 luglio. 

Come riportato da La Lettre, tutti, come eurodeputati o consiglieri regionali, hanno partecipato a delle missioni di osservazione elettorali finanziate dalle autorità russe, talvolta attraverso l’intermediazione di Dialogue franco-russe

   
Le missioni sono state condotte durante le presidenziali russe del 2018, le elezioni legislative del 2021, ma anche il referendum costituzionale del 2020 che ha permesso a Putin di restare al potere e garantito l’immunità a vita per tutti gli ex presidenti della Federazione russa. Infine, suscita parecchi interrogativi la figura di Pierre Gentillet, avvocato, ex opinionista di CNews, la rete all-news di proprietà di Vincent Bolloré, nonché fondatore del Cercle Pouchkine, nato con l’obiettivo di avvicinare le élite economiche e intellettuali francesi e russe. Qualificato al secondo turno e favorito per la vittoria nella terza circoscrizione del Cher, era un membro attivo di Dialogue franco-russe. Tuttavia, secondo quanto riferito da La Lettre, ha preferito far sparire il proprio nome dall’organigramma dell’associazione a inizio marzo.
 

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