L’Italia resta indifesa davanti all’esercito dei turisti armati di infradito e canotta

Con l’estate, torna l’offensiva straniera all’interno dei nostri confini nazionali. Stiamo parlando dell’overtourism, definito dall’Organizzazione mondiale del turismo come “l’impatto del turismo su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori”, con conseguenti effetti sul territorio e sui residenti. In altre parole: l’invasione di turisti con i loro trolley cingolati e le infradito AK-47 (AK è la marca delle calzature, 47 il numero di piede), che occupano paesi altrui infervorati dall’ideologia e dalla propaganda inculcatagli dalle guide turistiche, dagli influencer, dai tour operator.

Già a maggio il ministero della Difesa ha preparato una mappa delle aree del nostro paese più esposte agli attacchi turistici: la Riviera Romagnola, le Cinque Terre, le Dolomiti; e ovviamente le città d’arte come Venezia, Firenze, Roma. Sono stati fatti, negli anni, molti sforzi per difendere il nostro territorio dall’invasione delle forze turistiche: infrastrutture inadeguate che hanno reso molti degli obiettivi turistici praticamente inespugnabili; strutture ricettive fatiscenti, come radioattive; personale scortese peggio dei miliziani della brigata Wagner; prezzi gonfiati con scontrini arricchiti e uranio impoverito – impoveritosi per aver preso due caffè e una spremuta a un tavolino fuori, in piazza. Ma nonostante questo dispiegamento di forze (e nonostante il caldo) i turisti sono comunque riusciti ad avere la meglio e a invadere le località che si erano prefissati – anche se in ritardo, sudati e dopo aver subito perdite ingenti fra i bagagli – e una volta lì, hanno depredato e fatto razzia, tornando in patria con alcuni trofei di guerra come foto per i social e magneti per il frigo. Il fatto è che l’Italia è indifendibile: non solo i turisti arrivano da terra, cielo e mare (la nostra Marina nulla può contro i traghetti, la nostra contraerea è impotente di fronte alle compagnie low cost); ma soprattutto l’overtourism può contare su un’importante fetta di collaborazionisti mercenari “mordi e fuggi”: i turisti di prossimità, o comunque italiani, che invece che difendere le proprie città o località di villeggiatura si comportano anche loro da predoni, saccheggiatori, vandali. Arrivano, manco dormono (vanno via in giornata), fanno la fila all’Antico Vinaio, e poi lasciano cattive recensioni in giro. Ci vorranno anni per sminare tutti quei commenti negativi online. Come se non bastasse, quest’anno il New York Times ha aperto un altro fronte: il Cilento. E’ bastato un loro articolo entusiastico su questa “cinematic and undiscovered” località, che subito l’esercito dei turisti americani l’ha fissato come prossimo obiettivo. Il Molise risulta a oggi l’unica località in Italia risparmiata dal fenomeno dell’overturism; ma è troppo piccolo per ospitare tutti i civili in fuga dalle truppe in canottiera e shorts. Ed è ancora lontano l’accordo fra tutti i paesi Nato per una detrolleyzzazione dei propri turisti – che prevederebbe di togliere le ruote ai borsoni, riuscendo così se non altro a ottenere un minor inquinamento acustico.

Non potendo dunque difenderci, dobbiamo puntare sulla controffensiva: invadiamo noi gli altri paesi! Siamo sicuramente meno del resto del mondo che viene qui da noi; ma in quanto ad aggressività, inciviltà e maleducazione non siamo secondi a nessuno. Quest’anno dunque tutti in vacanza all’estero! Con buona pace del ministro Santanché.

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