Le frizioni nel centrodestra sull’Autonomia. Mentre l’opposizione accelera sul referendum

Zaia chiede di “aprire le trattative. Si sta creando un caso che mi fa tenerezza”. Ma per Musumeci è “una richiesta assolutamente precoce”. Pd e M5s intanto lanciano la raccolta firme (sostenuta anche da Renzi). E sono pronte a chiedere il referendum attraverso le 5 regioni che governano

Musumeci frena, le opposizioni accelerano sul referendum abrogativo. Ma Luca Zaia rilancia: “Sulla nostra richiesta per aprire le trattative sull’autonomia si sta creando un caso nazionale che mi fa tenerezza”. Il presidente leghista del Veneto interviene di prima mattina, parla a Radio24 e ribadisce le intenzioni della sua regione.

Ieri il governatore aveva scritto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sollecitando una ripresa dell’iter per richiedere maggiori competenze nella materie “non Lep”, quelle in cui non è prevista la definizione dei livelli di prestazione essenziale. Ma, accanto a questa richiesta, chiedeva anche di “aggiungere, per una prima indagine dei più complessi profili di attribuzione” anche le materie “Lep”, oggetto della pre-intesa del 2018: Politiche del lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Il governatore ha anche proposto dei gemellaggi tra regioni del Nord e regioni del Sud “per testare” gli effetti della legge bandiera del Carroccio.

Una fuga in avanti che ha trovato sponda in altre regioni del nord, guidate dal centrodestra, come Piemonte e Lombardia. Ma che ha anche provocato la reazione del ministro per il Sud e per la Protezione civile, Nello Musumeci, già l’ex presidente della regione Sicilia. “Una richiesta assolutamente precoce”, è stata la sua reazione. Spiega: “La prossima tappa dev’essere la definizione dei Lep, i Livelli essenziali di prestazioni. Ogni altra richiesta, ancorché non in contrasto con la norma, potrebbe apparire intempestiva”.

Il ministro, che non ha nascosto alcune divergenze interne anche ai partiti di governo, ha comunque definito “legittima” la richiesta che arriva dal Veneto. Insomma, Autonomia sì, “a patto che si mettano le regioni svantaggiate nelle condizioni di partire tutti dalla stessa linea”.

Frizioni nella maggioranza che si sommano alle perplessità sollevate nei giorni scorsi dai presidenti forzisti Vito Bardi (Basilicata) e soprattutto da Roberto Occhiuto (Calabria), che subito dopo l’appovazione della legge aveva detto che “presto il centrodestra si accorgerà di aver sbagliato”.

Zaia prova a definire un orizzonte temporale: “Non ho fretta – dice – sono rispettoso dei tempi nazionali, ma spero che entro fine anno arriveremo quantomeno alla conclusione del lavoro preliminare”, sui Lep.

Sull’altro fronte, tra le opposizioni, proseguono invece le manovre per bloccare la legge. Si raccoglieranno le firme, anche Matteo Renzi si unirà alla campagna contro l’Autonomia. Elly Schlein dovrebbe annunciare l’avvio ufficiale della campagna referendaria, la mobilitazione sul territorio, nella direzione Pd prevista per venerdì. Nella stessa direzione si muovono, già da qualche mese, anche la Cgil e alcune associazioni di costituzionalisti.

Ma non sarà l’unica strada seguita del centrosinistra, che si sta muovendo anche a livello regionale. Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Puglia e Sardegna – qui la governatrice è Alessandra Todde, del M5s – promuoveranno nei rispetti consigli regionali un testo che punta a chiedere la consultazione abrogativa.



Le regioni del fronte progressista sono a lavoro su un testo comune e “inattaccabile”, hanno messo in piedi un coordinamento (ne fanno parte in particolare i dem, insieme a M5s e Avs) che lavora in questo senso, con la speranza di allargare ad altre regioni meridionali, pur guidate dal centrodestra. Il tempo tuttavia stringe, l’obiettivo è mettere a punto ogni dettaglio entro metà luglio, cioè prima che le dimissioni di Stefano Bonaccini siano operative (Il presidente dell’Emilia-Romagna, ma ormai europarlamentare, ha rallentanto l’iter proprio per guadagnare ancora qualche giorno). Diversamente verrebbe a mancare il numero minimo previsto dalla legge, la richiesta deve essere avanzata alla Consulta da almeno 5 regioni. Quelle che a oggi sono governate dai partiti di opposizione.

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