La baronessa

La recensione del libro di Hannah Rothschild edito da Neri Pozza, 288 pp., 19 euro

Che la storia del jazz statunitense degli anni Quaranta e Cinquanta debba molto, se non tutto, a una nobildonna inglese è una storia non del tutto nota. La racconta oggi Hannah Rothschild, la pronipote di Pannonica de Koenigswarter, nel romanzo La baronessa, edito in Italia da Neri Pozza. “La chiamavano la Baronessa del jazz. Vive con un nero, un pianista. Ha volato sui bombardieri Lancaster durante la guerra. Quel sassofonista drogato, Charlie Parker, è morto nel suo appartamento. Ha avuto cinque figli e ha vissuto con trecentosei gatti. La famiglia l’ha ripudiata. Le hanno dedicato venti composizioni. Ha gareggiato con Miles Davis sulla Quinta Avenue. Hai saputo delle droghe? E’ andata in prigione perché non ci andasse lui. Lui chi? Thelonious Monk. E’ stata una vera storia d’amore. Una delle più grandi”. Basterebbero queste poche frasi, contenute nelle primissime pagine del libro, per capire quanto irripetibile, fascinosa e brillante deve essere stata la vita di Pannonica de Koenigswarter, che tutti chiamavano Nica, la donna che per molti è stata una sorta di Peggy Guggenheim del jazz e che secondo il grande sassofonista Sonny Rollins, ha rappresentato, grazie alla sua esistenza, “tutta la nostra storia”. Tra musica e talenti esagerati, contrasti razziali e droghe pesanti, Pannonica, è stata una combinazione irresistibile di eccentricità britannica e raffinatezza “à la Rotschild”, trascorrendo tutta la sua vita a contravvenire deliberatamente tutte le regole che l’alta società le imponeva. La leggenda narra che le bastò l’ascolto di “Round Midnight” di Thelonious Monk per lasciare il marito, il barone Jules de Koenigswarter, (un aviatore e diplomatico con cui aveva prestato servizio nelle forze francesi libere durante la guerra), e i loro cinque figli, e decidere di fuggire a New York, stabilendosi in una suite del The Stanhope Hotel, nell’Upper East Side di Manhattan, mettendosi sulle tracce dell’uomo che quella musica l’aveva composta: Thelonious Monk. “Per chi sta per annegare il jazz è l’ancora di salvezza”, scrive ad un certo punto Hannah Rothschild raccontando l’episodio in questione: “Fu per lei come entrare nel paese delle meraviglie”. Un libro straordinario che narra la storia della potente famiglia Rothschild, quella degli eroi del jazz americano e quella di una donna che da sola accese le luci su un genere fino ad allora vituperato permettendone, grazie alla propria rivoluzionaria visione, una fondamentale evoluzione che ha cambiato per sempre le sorti della musica.

Hannah Rothschild

La baronessa


Neri Pozza, 288 pp., 19 euro

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