Tutte le incompatibilità di un governo lepenista con l’Ue. La strada per la Frexit non è stretta

Bruxelles. Come la Brexit è nata quasi per caso, così la Frexit potrebbe trovare le sue origini nella decisione affrettata di Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale e andare a elezioni anticipate in reazione all’umiliazione subita alle elezioni europee. Domenica 30 giugno il 33 per cento dei francesi ha votato per un partito, il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella, il cui programma è incompatibile con la permanenza della Francia nell’Unione europea. Domenica 7 luglio i francesi potrebbero affidare a Bardella le chiavi del governo, con o senza la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. L’unica alternativa possibile – un governo di coalizione “repubblicana” di tutti i partiti contrari all’estrema destra – consentirebbe a Le Pen di fare campagna per due anni sul tema del “tradimento della volontà del popolo”. In un modo o nell’altro, i francesi potrebbero aver imboccato la strada dell’uscita dall’Ue. 
  

La Brexit fu un incidente nato quasi per caso. Nel 2016 David Cameron scelse di convocare il referendum sull’uscita dall’Ue come mossa tattica per mettere definitivamente a tacere l’ala più euroscettica dei Tory. All’epoca il premier britannico era tornato trionfante da un Consiglio europeo avendo ottenuto un “opt-out” sul principio della non discriminazione dei lavoratori europei sui sussidi sociali. Secondo i suoi calcoli, sarebbe bastato a convincere gli elettori. Dietro c’era anche una lunga storia di narrazione anti Ue: i tabloid scatenati, l’uscita dei conservatori dal gruppo del Ppe, il “no” di Cameron all’unione bancaria per preservare la City, le promesse elettorali incompatibili con le regole europee. Oggi nell’Ue nessuno menziona apertamente il rischio Frexit. Lo stesso Rassemblement national ha cancellato ogni riferimento all’uscita dall’Ue o dall’euro perché spaventa troppo i francesi. La Commissione non ha voluto commentare il suo successo domenica. Ma “se si leggono i programmi del principale partito, si possono comprendere gli effetti sull’Ue”, spiega al Foglio un diplomatico. 

  

In effetti, il programma del Rn entra direttamente in rotta di collisione con le regole dell’Ue. Patto di stabilità e crescita, mercato unico, concorrenza, energia, agricoltura, libera circolazione, frontiere, immigrazione, preferenza nazionale, preminenza del diritto nazionale su quello europeo: non c’è settore in cui un governo Bardella sarebbe compatibile con l’Ue. Il succinto programma delle legislative permette di individuare numerosi contenziosi a venire: taglio dell’Iva sui prodotti energetici, uscita dalle regole europee per fissare il prezzo dell’elettricità, reintroduzione delle frontiere interne a Schengen per i cittadini non-europei, obbligo di fare domanda di asilo nelle ambasciate, priorità nazionale per i posti di lavoro, allocazioni famigliari e prestazioni sociali riservate ai francesi, politica commerciale aperta, controlli alle importazioni agricole, fissazione dei prezzi per favorire gli agricoltori, preferenza locale negli appalti. Non manca l’uscita dal Green deal con la rimessa in discussione della fine dell’automobile a motore termico nel 2035.

  

Il Rn al governo non si limiterebbe al programma improvvisato per le legislative. Oltre a quanto scritto per il 30 giugno, ci sono le proposte lanciate da Le Pen e Bardella durante la campagna elettorale per le europee del 9 giugno e le presidenziali del 2022. La primazia del diritto nazionale e della Corte costituzionale sul diritto dell’Ue e sulla Corte europea di Giustizia è un esempio di un tema esplosivo per il corretto funzionamento del sistema comunitario. Sulle regole di bilancio, la Francia si metterebbe fuori dalla zona euro. Il costo del programma del Rn è stimato a più del 3 per cento del pil, sufficiente a far aumentare il deficit e il debito. Violando le nuove regole del Patto di stabilità, un governo Rn limiterebbe le possibilità della Bce di intervenire sui mercati in caso di crisi sul debito sovrano francese, con implicazioni anche per altri paesi ad alto debito come l’Italia. Un governo Bardella distruggerebbe le nascenti ambizioni dell’Ue in politica estera e di sicurezza. Oltre a uscire dal comando integrato della Nato, il Rn vuole evitare qualsiasi altra cessione di sovranità nel settore. Il sostegno all’Ucraina potrebbe essere compromesso dal fatto che è il governo, non il presidente, a decidere le leggi di spesa. E se il Rn non otterrà la maggioranza assoluta? Con 240-270 eletti per l’estrema destra, Emmanuel Macron potrebbe essere costretto (o tentato) di affidare comunque l’incarico a Bardella, alla testa di un governo di minoranza o di coalizione. L’alternativa è sentire Le Pen gridare “la volontà popolare è stata negata” per i prossimi due anni e mezzo, lasciando aperta la strada della Frexit.

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