Cos’ha da imparare il Terzo polo dal dibattito sulla candidatura di Joe Biden negli Stati Uniti

Il presidente americano sta facendo l’egoista perché non si ritira dalla corsa per le presidenziali, scrive Maureen Dowd sul New York Times. Una favola che parla di voi, amici terzopolari, e delle tribolazioni di noi elettori

Per una volta, la cronaca è magistra di qualcosa di utile. Maureen Dowd è nota da decenni per buttarla sul personale più che sul politico, ma sul New York Times del 29 giugno ha scritto di Joe Biden come qui da noi scriveremmo di un qualunque caporione del Terzo polo: “Sta facendo l’egoista. Mette sé stesso davanti al paese. La sua hybris è esasperante. Dice di farlo per noi, ma in realtà lo fa per sé stesso”. Non so se in questo giudizio ci sia del vero o se sia uno sfogo ingeneroso. So però che la campagna del New York Times e di altri media progressisti perché Biden si ritiri dalla corsa ha molto da insegnare su una questioncella italiana che sembra personale e che è invece, da cima a fondo, politica. L’argomento usato nell’editoriale collettivo del 28 giugno, il primo di una raffica di inviti a farsi da parte, è cristallino: se Biden crede davvero che a novembre sia in ballo il futuro della democrazia americana, come va predicando, deve trarne la conseguenza che non è lui l’uomo adatto a sventare il pericolo. Il corollario non esplicitato è che, se non si ritira, forse a quella minaccia non ci crede tanto neppure lui. La favola parla di voi, amici terzopolari, e delle tribolazioni di noi elettori. Perché non è facile sopprimere la dissonanza cognitiva indotta da chi, da un lato, ti dice che le elezioni europee hanno proporzioni storiche, che la sfida di Putin è mortale e che il nostro bipopulismo fa il gioco della Russia e, dall’altro, crede così poco ai suoi stessi allarmi da non riuscire a federare due partitini indistinguibili a occhio nudo dall’elettore comune (e anche dall’elettore meno distratto: io, per esempio, ho scelto il partito che aveva più chance di superare il quorum, senza altro criterio che questo). Insomma, o il lupo è alle porte, e allora si costruisce una bella casa di mattoni dove alloggiare tutti i porcellini, senza veti; o si fa la figura di chi grida al lupo per mezzo di tweet apocalittici ma a ben vedere non ci crede fino in fondo. Microscopica questione, è vero. Ma tertium non datur – e se non si scioglie il dilemma non si dà neppure Terzo polo.

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