Un posto solo per Parigi 2024. Cosa aspettarsi dal preolimpico della Nazionale di basket

Il torneo a Porto Rico, ultima chance di staccare un biglietto per i Giochi di Parigi. La Lituania è la favorita, ma l’Italia di Pozzecco proverà, ancora una volta, a ribaltare i pronostici

Gianmarco Pozzecco dice sempre la verità. Infatti lo ami, ma solo quando riesci a sostenerne l’audacia. L’ultima, scottante verità dichiarata dal ct dell’Italbasket riguarda la maglia azzurra. Ha detto: “È tutto. Spesso il legame con la maglia è dichiarato, ma i fatti poi non lo confermano. Qui no, qui è tutto vero”. Dentro al gruppo che comincia il preolimpico a Porto Rico, ultima chance di staccare un biglietto per i Giochi di Parigi, si sente un rispetto fuori dal comune. Il basket, più di altri sport, richiede unione. È figlia dei luoghi stretti che contraddistinguono questo sport: il campo, i movimenti a corto raggio, i verdetti sul filo dei secondi. Un’unione che l’Italia ha coltivato negli anni, facendone un credo e non solo una scenografia di facciata. Lo si vede ogni volta che gli azzurri scendono in campo e sarà così anche al torneo più importante dell’anno.

La brutta notizia è che il preolimpico qualificherà una sola squadra. La favorita non è l’Italia, ma la Lituania. Che però ha dovuto rinunciare a Jonas Valanciunas. Precauzione, dicono dall’America. Il centro dei Pelicans di New Orleans ha subito troppi infortuni, meglio preservarlo. Tanto i lituani sono forti lo stesso. Saranno loro gli avversari più tosti per la squadra del Poz. Ma prima ci sono da superare Bahrain (il 2 luglio alle ore 23.30 italiane) e Porto Rico (4 luglio, ore 2.30), un girone a tre che conduce alla finalissima del 7 luglio. Gli azzurri sono a Miami, la preparazione procede bene, e ogni volta che qualcuno parla vengono sempre fuori la stesse parole: gruppo, rispetto, responsabilità. “La mia serenità deriva dal fatto che sono sicuro che i ragazzi alla maglia ci tengono, e non solo a parole”, ha detto ancora Pozzecco. Il resto è talento: Spissu per gli attacchi (“Mi piacciono le responsabilità”, ha detto), Pajola sarà l’uomo ovunque, Mannion il rifinitore. Cuciti assieme dal Poz. “Sa farsi amare dai suoi giocatori, è una cosa che vale molto più degli aspetti tecnici e tattici”, ha detto l’ex ct Meo Sacchetti.

Non basta, tocca fare canestro. Però l’Italbasket le qualità le ha tutte. A cominciare da Danilo Gallinari, 36 anni, da due anni fuori dal giro della Nazionale. E da una stagione ai margini del basket a stelle e strisce con tre franchigie diverse nel corso dell’ultimo anno. Nel podcast by Melli-Datome (a proposito di gruppo), il Gallo si è lasciato andare: “Ero incazzato nero tutti i giorni, è stata una battaglia difficilissima. Per sfogarmi facevo 1vs1 tutti i giorni. Non sapevo cosa fare, passavo tantissimo tempo in palestra”. Un po’ di rabbia ce l’ha anche Nic Melli, il co-capitano, costretto a lasciare Milano: “Io sarei rimasto lì. Messina me lo ha comunicato al telefono. In 45 secondi”. Rabbia ce l’hanno quelli di Bologna che ritroveranno gli avversari dell’Armani. In Azzurro tutto si trasforma, l’unione è totale. Sperando che basti per raggiungere il sogno olimpico.

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