Perché Mosca è impazzita per Kanye West

La notizia dell’arrivo del rapper è stata data dalle agenzie con la fanfara di un grande evento, i russi lo hanno aspettato per strada e invocato. Il cantante piace tutti, anche al Cremlino. Le idee, il simbolo, l’incontro di due anni fa con Putin, che non c’è mai stato

Domenica la Russia si è fermata, non c’era più nulla di cui parlare, c’era soltanto da scendere in strada e aspettare, verificare in ogni angolo di Mosca se la notizia di cui tutti i media parlavano fosse vera: Kanye West era arrivato nella capitale. Le agenzie battevano a ripetizione la sola notizia degli spostamenti del rapper americano, festeggiati ed enfatizzati: “Grande evento”, ha scritto la Tass. I commentatori hanno parlato di lui, della sua amicizia con lo stilista Gosha Rubchinsky, anche Aleksander Dugin ha iniziato a fare congetture sulla visita inattesa e qualcuno ha messo in giro la voce falsa di un concerto a sorpresa allo stadio Luzhniki. Mosca era movimentata, insonne alla vista della prima star occidentale arrivata in Russia, il paese che non vede grandi concerti dal 2022, escluso dai tour di qualunque cantante di rilievo internazionale. Mentre la agenzie si beavano dell’arrivo di West, delle sue posizioni vicine a Vladimir Putin, i fan scatenati lo hanno inseguito e cercato: c’è Kanye in città, è tornato l’occidente. La visita moscovita è diventata un meme, il più apprezzato è stato quello con il cantante davanti allo stesso supermercato che il conduttore americano Tucker Carlson aveva elogiato per la vastità dell’offerta: “Kanye West, morendo di fame negli Stati Uniti, è arrivato per comprare il miglior cibo del mondo”.

Il rapper ha inneggiato a Hitler, è un antisemita coriaceo che non ha ritegno per le sue affermazioni, è appassionato di teorie del complotto e nel 2022, quando le truppe russe erano ammassate ai confini dell’Ucraina e la diplomazia si affannava per evitare l’invasione, girava voce di una sua visita a Mosca e di un suo possibile incontro con Putin. Il Cremlino allora disse che non era interessato a incontrare il rapper, perché non lo conosceva. Oggi le agenzie di propaganda hanno accolto West, detto Ye, come se non aspettassero altro che una foto con il capo del Cremlino. In due anni Putin e i suoi hanno capito il valore di un rapper che appoggia le teorie russe, che canta ovunque nel mondo, che parla apertamente e la sua opinione coincide sempre con quella di Mosca: West è un regalo alla propaganda.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull’Unione europea, scritto su carta e “a voce”. E’ autrice del podcast “Diventare Zelensky”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori)

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