L’America dell’impunito Trump

La notte del primo dibattito della campagna elettorale  americana è stata scandita dalla fragilità di Joe Biden, dallo sgomento del Partito democratico e dalle bugie di Donald Trump. Il presidente voleva levare dal dibattito – o almeno ridimensionare – la questione della sua età avanzata e invece l’ha peggiorata, creando un danno che va oltre la tenuta della sua strategia in vista delle elezioni di novembre:  persiste l’equivoco per cui se sei un leader autoritario sei forte e lo è anche il tuo paese e, al contrario, se Biden è fragile allora lo è anche l’America nel mondo. Dopo il dibattito, molti esponenti democratici hanno deciso che il modo migliore per contenere il danno complessivo fosse mettere in discussione la candidatura stessa di Biden, chiedergli di fare un passo indietro, e lo smarrimento è cresciuto così in fretta e con toni così da fine del  mondo da far sospettare l’impensabile, cioè che non avessero messo in conto che il dibattito potesse andare male. Ieri poi Biden ha parlato con un piglio tutto diverso e piano piano il fronte si è ricompattato. Ma Trump, l’ex presidente eversivo che pensa che l’America sia uno stato fallito se non è lui a guidarlo, ha potuto mentire e mentire e mentire com’è sua abitudine, quasi indisturbato.

Certo, Biden avrebbe potuto contrastarlo – lo ha anche fatto, ma con quel suo eloquio impastato e poco efficace – o avrebbero potuto farlo i due moderatori della Cnn (anche se il dibattito non era organizzato in modo da fare un fact checking in diretta), ma Trump si sente in diritto di ripetere menzogne sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, sui brogli elettorali alle presidenziali del 2020, sull’invasione dell’Ucraina, sulla persecuzione giudiziaria di cui è vittima, dice, per volontà diretta di Biden, e su altre questioni perché è rimasto impunito. Di più: oggi Trump si permette di non rispondere per tre volte a una domanda che, prima di lui, non veniva quasi immaginata: accetterà il risultato delle prossime elezioni? Solo se saranno “giuste”, ha infine risposto l’ex presidente, che è come ribadire quel che disse nel 2020, alimentando poi l’insurrezione del 6 gennaio: se vinco io sono giuste, altrimenti sono elezioni rubate.

La lista delle menzogne dette giovedì sera da Trump è lunga: alcuni stati democratici permettono di uccidere i bambini dopo la nascita; tutti i costituzionalisti d’America volevano che la sentenza Roe vs Wade fosse ribaltata per far tornare agli stati il potere di legiferare sull’interruzione di gravidanza; gli Stati Uniti ora hanno il deficit più alto di sempre e il deficit commerciale con la Cina più grande di sempre; Biden ha preso molti fondi dalla Cina; l’Iran non ha finanziato Hamas o Hezbollah o altri gruppi terroristici quando Trump era al potere; la Cina ha smesso di importare dall’Iran quando Trump le ha fatto pressione; Biden vuole quadruplicare le tasse; 18 o 19 milioni di persone hanno attraversato il confine americano illegalmente durante il mandato di Biden; molti immigrati illegali vengono da prigioni o manicomi; Biden ha creato lavoro soltanto per gli immigrati illegali; l’ex speaker del Congresso, la democratica Nancy Pelosi, ha rifiutato l’offerta trumpiana di avere diecimila guardie nazionali a protezione del Campidoglio il 6 gennaio 2021; l’imbroglio delle elezioni del 2020 è “incredibile”; la Nato stava fallendo prima che Trump arrivasse alla Casa Bianca; l’America pagava il 100 per cento del budget della Nato prima che arrivasse Trump; lui, e non Biden, ha abbassato il prezzo dell’insulina; Biden lo ha incriminato; i prezzi dei prodotti alimentari sono quadruplicati; Biden ha chiamato per dieci anni gli afroamericani “super predatori”. Poi ci sono le solite bugie, che fanno parte di una strategia di propaganda di tutti i trumpiani, che anzi si conquistano i favori del capo se la ripetono con costanza, e questi favori dovendosi scegliere il vicepresidente per il ticket elettorale potrebbero essere decisivi, come il fatto che con Trump la Russia non avrebbe attaccato l’Ucraina e Hamas non avrebbe attaccato Israele, che si stanno spendendo troppi soldi – che servono agli americani – in una guerra che dovrebbe essere di competenza dell’Europa, perché ovviamente l’invasione di Putin è una questione geografica non di valori da difendere insieme, per non parlare di come Trump liquida sprezzante l’insistenza nel richiedere armi di Volodymyr Zelensky, come se non fosse mai finito sotto impeachment per aver minacciato di sospendere quegli aiuti se dall’Ucraina non fosse arrivato materiale per screditare i Biden. La sintesi più immediata delle menzogne è la frase su Stormy Daniels: “Non ho fatto sesso con una pornostar”, quando dell’incontro sessuale tra i due sappiamo anche i dettagli, compresi quelli poco lusinghieri per l’ex presidente.

Trump è rimasto impunito e mente, dice che l’America non è niente senza di lui, parla solo del passato e di sé, considera le elezioni una vendetta personale. Biden parla di una nazione forte, di come curare le ferite e di come mantenere l’ordine democratico, vuole andare fino in fondo e non ritirarsi, ma ha la voce debole, ed è sotto una pressione mai vista prima, degli amici.
 

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