Meloni non sostiene l’accordo sui “Top Jobs” e colloca l’Italia all’opposizione in Ue

Bruxelles. Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio europeo e Kaja Kallas Alto rappresentante per la politica estera: i capi di stato e di governo dell'Unione europea hanno scelto i leader delle istituzioni comunitarie per i prossimi cinque anni, nonostante il voto in dissenso di Giorgia Meloni e Viktor Orban.

Il presidente del Consiglio italiano e il premier ungherese sono stati gli unici due membri del Consiglio europeo a non sostenere il trio concordato dalla maggioranza europeista formata da Partito popolare europeo, Partito socialista europeo e liberali di Renew. Anche i loro alleati formali o informali – il premier ceco Petr Fiala è membro del partito Ecr di Meloni, il premier slovacco Robert Fico è allineato a Orban sull'Ue e la Russia – hanno appoggiato l'intesa. La tedesca von der Leyen era la Spitzenkandidat del Ppe, che si è confermato come primo gruppo al Parlamento europeo, aumentando i suoi seggi alle elezioni del 9 giugno. Con socialisti e liberali, la coalizione europeista ha la maggioranza assoluta nella plenaria: circa 400 seggi su 720. Costa è l'ex premier socialista del Portogallo, conosciuto per le sue abilità negoziali e i successi economici dopo i salvataggi durante la crisi della zona euro. Kallas è la premier liberale dell'Estonia, una delle voci più forti e coraggiose a favore del sostegno all'Ucraina di fronte alla guerra di aggressione della Russia.

Un tentativo da parte di alcuni capi di governo del Ppe di reintegrare Meloni e riportarla alla ragione non ha funzionato. “La proposta formulata da popolari, socialisti e liberali per i nuovi vertici europei è sbagliata nel metodo e nel merito”, ha scritto Meloni su X al termine del Consiglio europeo, mentre gli altri capi di governo si congratulavano con von der Leyen, Costa e Kallas. “Ho deciso di non sostenerla per rispetto dei cittadini e delle indicazioni che da quei cittadini sono arrivate con le elezioni”, ha spiegato il presidente del Consiglio.

Meloni si è astenuta su von der Leyen e ha votato contro Costa e Kallas. Orban ha votato contro von der Leyen, si è astenuto su Kallas e ha appoggiato Costa. Anche il premier ungherese ha giustificato il “no” alla presidente della Commissione con il mancato rispetto della volontà degli elettori. La motivazione di Meloni e Orban è stata implicitamente rigettata dal presidente uscente del Consiglio europeo, Charles Michel, Le tre persone scelte per guidare l';Ue sono un “segnale forte in termini di democrazie europea. Abbiamo tenuto conto dei risultati delle elezioni europee”. Il premier belga, Alexandre De Croo, ha accusato Meloni di essersi isolata da sola. “La democrazia non significa solo bloccare”, ha spiegato De Croo. Fonti di Palazzo Chigi hanno spiegato che Meloni si è astenuta “nel rispetto delle diverse valutazioni tra i partiti della maggioranza e nell'attesa di conoscere le linee programmatiche e aprire una negoziazione sul ruolo dell'Italia”. Il vicepremier Antonio Tajani sosteneva von der Leyen. L'altro vicepremier Matteo Salvini ha denunciato un “colpo di stato” sulle nomine. Prigioniera dei suoi partner di coalizione e delle sue campagna elettorale, l'astensione di Meloni conferma la sua decisione di collocare l'Italia all'opposizione europea. Al contempo, il presidente del Consiglio spera che il voto di conferma di Ursula von der Leyen da parte del Parlamento europeo, programmato il 18 luglio, possa rafforzare la sua mano negoziale per il commissario italiano.

I franchi tiratori potrebbero far scendere i voti a favore della presidente della Commissione sotto la soglia di 361 della maggioranza assoluta. “Continuiamo a lavorare per dare finalmente all'Italia il peso che le compete in Europa”, ha detto Meloni. Ma paradossalmente, collocandosi all'opposizione nell'Ue, Meloni ha facilitato un appoggio esterno da parte dei Verdi che, con i socialisti, esigono di non coinvolgere la leader italiana, il suo partito Fratelli d'Italia e il suo gruppo Ecr al Parlamento europeo. Von der Leyen potrebbe essere meno propensa a offrire un vicepresidente esecutivo a Meloni. “Voglio esprimere gratitudine ai leader che hanno appoggiato la mia nomina”, ha detto la presidente della Commissione, ricordando che “c'è un altro passo da fare” al Parlamento europeo. “Giorgia Meloni si è astenuta. Penso che sia molto importante lavorare bene con il primo ministro d'Italia come con tutti gli altri stati membri. Questo è il principio che seguo ogni volta”, ha detto von der Leyen. La presidente della Commissione ha ribadito che tenderà la mano alle delegazioni nazionali dei gruppi fuori dalla maggioranza per convincerli a partecipare a “un'ampia maggioranza per una Europa forte”. Dopo i risultati alle elezioni europee, Meloni doveva essere la kingmaker delle nomine. Questa notte si è nuovamente isolata, incapace di influenzare gli accordi della maggioranza europeista.

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