L’uomo, la donna, il serpente e le nuove tentazioni

Il parto inaspettato di Ronaldo, il boa di una scuola elementare in Brasile, e una lezione sulle etichette impresse dagli uomini e quelle imposte dalla natura

Buonasera, sono Ronaldo; non l’anaconda portoghese bipede, inseguito dai ragazzini per un selfie sul campo da calcio, ma un omonimo boa brasiliano, in dotazione a una scuola di Portsmouth. Cosa ci faccia un serpente alle elementari è presto detto: servo a far familiarizzare i più piccoli con la natura, a insegnare loro che all’universo tutto è perfettamente comprensibile e non devono avere paura di nulla. Fino a che però, l’altro giorno, ho partorito quattordici serpentelli, e l’evenienza ha causato qualche perplessità sia fra gli allievi sia fra i maestri. Bambini e adulti erano infatti convinti di due cose sicurissimamente: che fossi un serpente maschio e che non avessi avuto contatto con altri serpenti da almeno nove anni.

Ora, a meno di insinuare che io abbia avuto rapporti interspecifici con il veterinario, è evidente che si tratta di un caso di partenogenesi. E, a meno di insinuare che i maschi partoriscano, è evidente che per natura sono femmina, per quanto identificato come maschio.

Sono passati millenni e millenni da quando un mio antenato poco nobile (probabilmente una biscia) tentò la donna che tentò l’uomo, ed entrambi si accorsero all’improvviso della miseranda loro condizione, vergognosa e sessuata. Adesso, più modestamente, io sono stato mandato a salvare i bambini dalla tentazione di credere che le etichette impresse dagli uomini valgano più della natura.

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