Nei sogni degli ucraini

Kharkiv, dalla nostra inviata. Uno dei sogni ricorrenti nell’Ucraina del 2024 è questo: stai dormendo nel tuo letto e immagini che sia appena partita la sirena di allarme che anticipa un bombardamento, ti svegli e non sai dire con certezza se quel rumore lo hai sentito per davvero  oppure lo hai soltanto sognato, per sicurezza ti metti i pantaloni e le scarpe, che tieni sempre pronte vicino ai piedi del letto, e corri giù in cantina. Migliaia di persone corrono nei bunker più spesso di quanto sia necessario, perché non riescono più a distinguere bene la realtà dai propri incubi. Il dottore Liashenko Bohdan Yuriyovych fa lo psicoanalista a Kharkiv e i suoi pazienti sono aumentati dopo che Vladimir Putin ha ordinato alle truppe russe di invadere l’Ucraina intera due anni e mezzo fa. Yuriyovych è specializzato in psicologia infantile.

E da quando la controffensiva ucraina ha liberato tutta la regione, un pezzo nel settembre del 2022 e un altro nella primavera del 2023, lavora molto nei territori che sono stati occupati dai russi per mesi. Dalla cittadina di Balakliya, il punto in cui l’esercito ucraino riuscì per la prima volta a sfondare le difese russe, al villaggio di Tsyrkuny, a sedici chilometri andando verso nord-est da Kharkiv. “La maggior parte dei bambini manifesta tutto l’elenco dei sintomi con cui il cervello cerca, in un modo morboso, di proteggere se stesso: rifuggono le conversazioni con gli estranei, dormono poco perché hanno un’inconscia mania del controllo, diventano silenziosi, diventano aggressivi per difesa”, dice il dottore. Un altro sintomo frequente nei bambini è una forma di dissociazione che può portare ad avere una personalità multipla: a sei anni hai vissuto libero, spesso all’aperto e spesso in mezzo agli altri; poi hai vissuto chiuso in casa per la pandemia e gli altri bambini sono spariti dall’orizzonte per un po’; poi hai scoperto la paura delle bombe e l’ambientazione della tua vita è diventata quella distopica  dell’occupazione, infine sei stato liberato ma quel rumore spaventoso di bombe non è mai andato via – sono troppe realtà diverse in una vita troppo breve, la mente non sa riconoscere quale sia la normalità e quale l’eccezione e così va in confusione.  

A Balakliya c’è una paziente adolescente di Yuriyovych che ha smesso di sognare quando è cominciata l’invasione totale e i soldati russi hanno circondato anche casa sua. “Smettere di sognare è un’altra delle soluzioni possibili adottate dal cervello per non soffrire. Il cervello capisce da solo che quei sogni, se si concedesse di farli, non porterebbero a nulla di buono”, dice il dottore. Però dall’inizio di maggio, da quando i soldati di Putin hanno varcato i confini un’altra volta per provare a impossessarsi di nuovo di un pezzo della regione di Kharkiv, il cervello della paziente diciottenne di Balakliya non riesce più a disinnescare i suoi incubi: “Il sogno ricorrente è un uomo con una divisa nera che assomiglia a un vampiro e prova a scassinare la porta di  casa sua per entrare, finché alla fine ci riesce e si avvicina alla porta della camera da letto. A quel punto lei si sveglia e non riesce  a riaddormentarsi”.

Alcuni pazienti del dottor Yuriyovych sono uomini adulti che hanno ricominciato a fare la pipì a letto. Un’altra è una ragazza che ha vissuto anche lei sotto occupazione, traumatizzata dal giorno in cui suo padre è “sparito”. Non è mai stato trovato morto e non risulta nella lista dei prigionieri. Lei ogni notte lo sogna e ogni mattina si sveglia convinta che sia vivo. Ha ricevuto telefonate dalla Russia di uomini che avevano letto i suoi post disperati sui social network e promettevano informazioni su suo padre in cambio di soldi, ma dopo aver incassato i soldi sparivano. E’ rimasta al verde. 

Secondo uno studio condotto da sei medici locali  e pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Lancet, la metà dei cittadini ucraini –   che vivono a casa propria, sono sfollati interni o rifuguati all’estero –  mostra sintomi lievi o gravi del Ptsd, i disturbi della psiche dati dallo stress dovuto a un grande trauma.

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