La strategia “pigliatutto” nel manifesto di Bardella

Parigi. Ieri mattina, ai Salons Hoche, sala conferenze très chic situata a un centinaio di metri dagli Champs Elysées, Jordan Bardella parlava come se fosse già a Matignon. “Sarò il primo ministro di tutti i francesi”, ha dichiarato il presidente del Rassemblement national (Rn), 28 anni, che ha appena trionfato alle elezioni europee ed è convinto di ripetere il successo alle elezioni legislative dei prossimi 30 giugno e 7 luglio, permettendo al suo partito di ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale e costringendo il capo dello stato, Emmanuel Macron, a nominarlo alla guida dell’esecutivo, dunque a una coabitazione inedita nella storia della Quinta Repubblica. “Siamo pronti a governare”, ha affermato Bardella, prima di aggiungere: “Lo dico in maniera solenne ai nostri compatrioti: il Rnl è oggi l’unico movimento politico in grado di soddisfare immediatamente e ragionevolmente le aspirazioni espresse in maniera chiara dal popolo francese”. In politica estera, Bardella ha detto che sarà “estremamente vigile ai tentativi di ingerenza della Russia”, che considera “una minaccia multidimensionale sia per la Francia che per l’Europa”. Mosca, per Bardella, è oggi un nemico a 360 gradi: “Oggi la Russia contrasta gli interessi francesi nelle nostre zone di influenza storica in Africa, nel Mar Nero, ma anche nei nostri territori d’Oltremare, schierandosi apertamente dalla parte delle Comore” (nel quadro della crisi migratoria che colpisce Mayotte, ndr), ha aggiunto Bardella. “Favorevole a portare avanti il sostegno logistico e in termine di materiale di difesa all’Ucraina”, il giovane leader sovranista ha ribadito tuttavia “le sue linee rosse molto chiare”, ossia “l’invio di truppe sul suolo ucraino” e l’invio di “missili di lunga gittata o di materiale militare” che potrebbero “colpire direttamente le città russe”. In caso di coabitazione con il presidente Macron, le divergenze su Kyiv susciterebbero  parecchi problemi sulla linea da tenere, anche alla luce delle dichiarazioni  di Marine Le Pen delle scorse settimane, secondo cui l’inquilino dell’Eliseo “vuole entrare in guerra”. 

 

Ma è anche il capitolo economico di Rn a suscitare molte inquietudini (Patrick Martin, presidente del Medef, la Confindustria francese, ha dichiarato al Figaro pochi giorni fa che il programma economico di Rn, così come quello del Nuovo fronte popolare guidato dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon, sarebbe “estremamente pericoloso” per l’economia e farebbe fuggire gli investitori stranieri, oltre che le grandi fortune nazionali). Sulla riforma previdenziale, Bardella ha assicurato che  a partire dal prossimo autunno, l’età pensionabile verrà fissata a 60 anni per le cosiddette “carriere lunghe”, mentre per gli altri è previsto un programma modulare, à la carte. “I francesi che hanno iniziato a lavorare prima dei 20 anni e che hanno quarant’anni di contributi potranno andare in pensione a partire dai 60 anni”, ha dichiarato il presidente di Rn. La misura, condivisa con il Nuovo fronte popolare seppur con alcuni punti di divergenza, sarebbe secondo gli economisti una catastrofe per il sistema previdenziale francese. 

 
Sulle questioni identitarie, Bardella ha edulcorato le posizioni storiche del partito sovranista, promettendo di “non mettere in discussione la doppia nazionalità”, ma assicurando in compenso che Rn vuole “riservare un certo numero di posti strategici nei settori legati alla sicurezza o alla difesa esclusivamente ai cittadini francesi”. Secondo il Monde, tuttavia, questa misura “cambierebbe la natura stessa della nostra Costituzione”, dunque sarebbe difficilmente praticabile. Il presidente di Rn che, rispetto al Nuovo fronte popolare, si dice contrario al riconoscimento della Palestina come stato indipendente e autonomo perché significherebbe “riconoscere il terrorismo e accordare una legittimità politica a un’organizzazione che prevede nella sua carta la distruzione dello Stato di Israele”, proporrà inoltre a Macron  un referendum sull’immigrazione, con l’obiettivo di abolire lo ius soli, restringere il ricongiungimento familiare e sospendere le regolarizzazioni degli immigrati clandestini da parte dei prefetti. Nel programma ufficiale di Rn, non compare invece una misura a cui Bardella ha fatto riferimento a più riprese nelle prime ore dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale: la riduzione dell’Iva su tutti i beni di prima necessità. Ed è scomparsa la proposta di esonerare le imprese dal pagamento dei contributi sociali per gli aumenti limitati al 10 per cento e fino a un massimo del triplo del salario minimo. E’ rimasta la proposta di ridurre l’Iva sull’energia dal 20 al 5,5 per cento. Una misura che, ha sottolineato il Monde, comporterebbe un costo di 17 miliardi di euro, e che sarebbe possibile con una “deroga” della Francia alle regole europee sui prezzi dell’energia, cosa alquanto improbabile. “Per far calare le proprie bollette energetiche, la Francia deve poter ripristinare un costo francese dell’energia, allineato sul suo costo di produzione reale. Nel nostro paese, il riscaldamento e i trasporti stanno diventando un lusso”. Secondo Gilles Ivaldi, politologo francese e ricercatore del Cnrs al Cevipof, il Centro di ricerche politiche di Sciences Po, quella di Rn, alla stregua degli altri partiti populisti, è la strategia dell’“attrape-tout”, pigliatutto. Un modo “per conquistare e sommare i voti dei diversi segmenti dell’elettorato, dunque di andare al potere, a scapito, ovviamente, di qualsiasi coerenza ideologica e dottrinale”, ha spiegato Ivaldi al Monde. “Un esame dettagliato dei programmi successivi del Front national, e in seguito del Rassemblement national, dalla fondazione del movimento, rivela un’oscillazione permanente lungo tre grandi assi di tensione: tra l’economico e il non economico, tra misure ‘di destra’ e ‘di sinistra’, tra radicalismo e credibilità”, ha sottolineato il politologo francese. 
Tante promesse ma pochi dettagli. E molti tentennamenti. Come quando ha risposto sula possibile rimozione della bandiera dell’Unione europea accanto a quella francese durante i suoi possibili futuri interventi da primo ministro da Matignon. La bandiera Ue? “Ci sto riflettendo”, si è limitato a dire, suscitando risate tra i suoi fedelissimi e mostrando tutta la vaghezza del programma sovranista.

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