Fratoianni e la strategia del reato

Nel mondo iperuranio delle e degli intellò tendenza polizia del linguaggio, se non propriamente wokism, sta iniziando a girare una nuova menzogna salvifica, a proposito del barbaro omicidio di Satnam Singh: che l’oscena ingiustizia, prima ancora che nelle condizioni sociali e nello sfruttamento, sia una colpa del linguaggio e delle sue metafore: i braccianti, le braccia all’agricoltura. I più banalizzati modi di dire come chiave del problema. Basterebbe cambiare le parole, insomma, per risolvere un problema che nessuno, nemmeno a sinistra, vorrà risolvere.

Ha scritto Pierluigi Battista, con lucida indignazione: “Sapevano tutti che per la stragrande maggioranza di chi sbarca in condizioni disperate l’alternativa è tra lo schiavismo e l’arruolamento nelle gang di spacciatori? Lo sapevano tutti”. Poi c’è chi viaggia più terra-terra, come il leader di Avs Nicola Fratoianni quando tuona che quello di Satnam Singh “è un omicidio su lavoro, una storia di sfruttamento estremo”, e fin qui bene; e che “serve una reazione che continua a non arrivare dalle istituzioni”. E qui, il politico opportunista che candidò il demagogo con gli stivali Soumahoro che difendeva il “diritto al lusso” della moglie rinviata a giudizio per la gestione dei fondi pubblici delle cooperative di migranti non ha alcuna autorità morale per accusare chicchessia.

Ma siccome Fratoianni è recidivo c’è ora il supplemento di Ilaria Salis, che come prima dichiarazione da parlamentare europea ha detto che occupare una casa “è un’azione legittima, anche se in base alle leggi attuali è illegale”. Rivendicazione di illegalità a cui il leader di Si s’è prontamente accodato: “Sto con Ilaria. Occupare case non sia considerato reato”. Nel disgraziato tentativo populista di alzare il livello dello scontro sociale e di abbassare quello della dialettica democratica, non è solo Avs ad aver imboccato una strada pericolosamente in discesa. Ma certo la retorica di Fratoianni (il sodale Bonelli sta un po’ più defilato) rischia di creare danni pericolosi. A quando la riedizione degli espropri proletari?

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