Scoprendo la Croazia. Come giocano gli avversari dell’Italia a Euro 2024

La Nazionale croata ha perso contro la Spagna e pareggiato contro l’Albania. I problemi di una squadra che non è riuscita a integrare i giovani di talento a una vecchia guarda che risente degli anni che passa

Ci sono tante Croazie dl calcio, quanto il differente stato di classifica impone. Non fa lo stesso, se l’Italia dovesse incontrare una squadra già qualificata, o già eliminata, oppure a pari condizioni; invece alle porte è una selezione con l’acqua alla gola, che sa di avere le risorse per tirarsene fuori ma non è certa di mettersi nelle condizioni per utilizzarle.

Si ha l’impressione che gli uomini in maglia a scacchi siano a loro agio nei match ultimativi, come nella scorsa edizione dei campionati europei: meraviglioso esterno destro di Luka Modrić a sfangarla in Scozia, recupero nel quarto contro la Spagna da 3-1 a 3-3 al 90esimo minuto. Manifestazione continentale che, peraltro, incontra i favori croati meno della kermesse mondiale (un secondo e un terzo posto in quattro anni, più quello ormai lontano di Francia ‘98).

Quale che sia la versione da affrontare, la Croazia non è la Spagna che disegna geometrie nel terreno, né l’Italia che spesso si bèa di passato, spirito, esagerazioni. Quello in mano a Zlatko Dalić, semmai, è un contesto che dà il massimo quando sottovalutato: ciò poteva pagare all’inizio del ciclo, ma ora che tutti i protagonisti sono noti da anni – e dalle parti di Zagabria i talenti faticano ad emergere, data la gerontocrazia del merito – è più difficile ingannare allenatori, cercare alternative tattiche, non inaridire le fonti del gioco.

Il confronto è dato dalle due partite che la Spagna, unica ad averle fronteggiate entrambe, ha disputato rispettivamente contro la Croazia e l’Italia: la prima ha dilagato nel burro di una difesa alta e di una costruzione macchinosa (irriconoscibile Marcelo Brozović dopo un anno di Arabia Saudita). La seconda, gli iberici hanno dovuto piegare una strenua resistenza solo grazie a un’autorete. Anche questa Italia ancora in rodaggio, dunque, appare più attrezzata dell’ultima versione croata; specie se Spalletti ritroverà il bandolo del gioco e non lascerà fare la partita alla lentezza ragionata degli avversari (sicuri che Jorginho serva ancora?).

Ma se il palmares dei singoli pende dalla parte biancorossa, la Croazia è stata l’ombra di se stessa soprattutto nel primo tempo contro l’Albania: irretita da una compagine che niente aveva da perdere, ha rischiato spesso di andare sotto 2-0 prima di ribaltare il punteggio con un goal di fortuna, subendo in zona Cesarini il ritorno albanese che la condanna all’ultima spiaggia.

Tanto fanno anche le motivazioni differenti tra il nucleo storico – Modrić al passo d’addio, Mateo Kovačić mai decisivo – e le poche nuove entrate di livello: Lovro Majer va a corrente alternata, Mate Baturina reclama spazio, Joško Gvardiol e Josip Šutalo magari pensano agli impegni con i propri prestigiosi club.

Ci sta che il commissario slavo decida di schierare il sempre efficace Andrej Kramarić punta centrale, con l’eterno Ivan Perišić ala anziché terzino; tuttavia a questo punto è arduo stravolgere ciò che è nato in una certa maniera, invece di mandare i nuovi allo sbaraglio per la rivoluzione. Al massimo salvare il salvabile: discorso che vale per la Croazia come per l’Italia.

Sempre che la Spagna, sicura del primo posto, non decida che è meglio abbandonare entrambe al loro destino, poiché a lungo andare possono diventarle pericolose: ma qui si entra nel campo del paradossale, nemico della razionalità calcistica. Certo è che a Lipsia, alle ore 21, sarà una bolgia come poche: e né con la sola retorica, né con la sola fortuna l’una o l’altra passano il turno.

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