Le fantomatiche nuove prove dei danni da vaccino

Un pessimo articolo scientifico, pubblicato su una rivista del prestigioso gruppo BMJ, è stato rapidamente smontato dalla comunità scientifica, così che in meno di un mese presunti finanziatori, istituzioni scientifiche e la stessa rivista hanno preso le distanze

Ogni tanto, qualche lavoro scientifico che non dovrebbe passare la fase di revisione finisce pubblicato da riviste scientifiche che appartengono a gruppi di un certo prestigio.

Quando ciò accade, se il lavoro in questione è utile ai soliti noti che cercano ogni possibile ragione per supportare il loro rigetto del consenso scientifico, in genere per motivi prettamente ideologici, il danno che può derivarne è molto ingente; per questo motivo, è vitale che la comunità scientifica, le istituzioni e soprattutto i comitati editoriali, reagiscano rapidamente segnalando le cattive pubblicazioni in modo rapido, così da correggere il più presto possibile il messaggio distorto di presunto supporto scientifico ad ipotesi e tesi del tutto sconclusionate.

È esattamente quanto accaduto per un articolo pubblicato il 3 giugno da BMJ Public Health, il quale è stato immediatamente sbandierato dagli antivaccinisti di tutto il globo e dalle loro testate di riferimento, pure nostrane, come dimostrazione di un eccesso di mortalità dovuto alla vaccinazione contro SARS-CoV-2.Immediatamente, a chiunque non abbia pedissequamente seguito le ambigue e talvolta insinuanti frasi degli autori, è apparso che l’articolo in questione è di qualità che definire imbarazzante è poco.

I primi a reagire sono stati quei ricercatori i cui dati e metodi sono stati pedissequamente riutilizzati, per poi distorcerne il significato con implicazioni ingiustificate: Karlinksy e Kobak, il cui lavoro originario è stato riprodotto estensivamente, parola per parola, non hanno tardato a manifestare tutto il loro sdegno, e hanno già scritto a BMJ Public Health. Nonostante i due siano stati citati nel lavoro che ha ripreso integralmente i loro materiali, distorcendone il senso, da un punto di vista di integrità scientifica si configura anche il plagio: infatti, come stabiliscono per esempio le linee guida del principale ufficio federale USA che si occupa di integrità scientifica, l’ORI, nel caso il riuso di testo sia estensivo, per distinguere il contributo originale dal teso riutilizzato è necessario l’uso del virgolettato, e se si sta riassumendo il lavoro di altri, è necessario farlo a parole proprie, con una struttura sintattica propria ed in maniera concisa, non certo nel modo in cui si è operato per quel che riguarda la nuova “prova” antivaccinista. Altrimenti, ognuno potrebbe ringraziare Dante in apertura e poi ripubblicare la Commedia, magari con una conclusione deformante alla fine.

Oltre a copiare il lavoro altrui, salvo poi interpretarlo con una serie di non-sequitur rispetto ai dati originali, l’articolo in questione è deficitario e falso sotto molti altri punti di vista, omissivo e ricco di bias, come estensivamente discusso in più sedi; inoltre, come molti hanno sottolineato, e come meglio di tutti ha detto l’esperto epidemiologo Gideon Meyerowitz-Katz, in realtà l’articolo pubblicato da BMJ Public Health è chiaramente un tentativo diretto di accreditare le tesi antivacciniste, fatto attraverso una deformazione pseudoscientifica dei dati di Karlinksy e Kobak.

A seguito delle numerosissime proteste pubbliche elevate da ricercatori e scienziati di estrazioni diverse da ogni parte del globo, la reazione è stata veloce.

Innanzitutto, la sede olandese della fondazione World Child Cancer Foundation, che gli autori indicano come aver finanziato lo studio, ha smentito gli autori e ha dichiarato che non ha erogato alcun finanziamento per il loro studio, svelando una ben curiosa bugia degli autori, che cercavano credito utilizzandone il nome.

In secondo luogo, l’istituzione di appartenenza di tre dei quattro autori, il Princess Máxima Center in oncologia pediatrica olandese, ha scritto letteralmente che “prende enfaticamente le distanze” dalla pubblicazione e che ha avviato un’indagine, mentre intanto esprime un forte supporto per la vaccinazione.

Infine, è arrivata anche una “expression of concern” dalla stessa rivista che ha pubblicato il lavoro, in cui parimenti si annuncia l’apertura di un’indagine per la verifica della qualità e l’accuratezza del messaggio dato dagli autori; nel frattempo, si dice chiaramente che in nessun modo il lavoro stabilisce alcun nesso di causalità fra eccesso di mortalità e vaccinazioni, e che anzi la vaccinazione contro SARS-CoV-2 è stata il mezzo per ridurre la mortalità dovuta all’epidemia recente. In meno di un mese, ecco quindi apparire la vera natura della nuova “solidissima prova” antivaccinista: un lavoro che viola le linee guida contro il plagio appropriandosi estensivamente di dati, metodi e testi di altri dopo una frettolosa citazione, salvo poi distorcerne completamente il significato originale, tirando conclusioni non giustificate e omettendo ogni pur solidissimo dato che sconfessa la tesi che si vuol sostenere. Altra immondizia antivaccinista, insomma.

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