Provvidenziali coincidenze in libreria

Sfogliare un libro di narratologia nel momento in cui, indipendentemente dalla propria volontà, in libreria presentano un libro sull’ambientalismo. Meglio capire la teoria che assistere mentre qualcuno la mette in pratica senza accorgersene

Una fortunata coincidenza ha voluto che sfogliassi un libro di narratologia nel momento in cui, indipendentemente dalla mia volontà, in libreria presentavano un libro sull’ambientalismo. Gli occhi si sono così posati su Sedotti dalle storie di Peter Brooks (Carocci, 143 pp., €14 euro), al punto in cui ammonisce che, nella postmodernità, le grandi narrazioni sociali hanno lasciato spazio a “una moltitudine di mininarrazioni, individuali o collettive e, in molti casi e in modo predominante, narcisistiche”.

Nel frattempo i miei padiglioni auricolari, che purtroppo non sono dotati di membrane per la chiusura automatica o volontaria, hanno sentito esordire il presentatore de L’ecovandalo di Simone Ficicchia (Piemme, 224 pp., 18,90 euro) col declamare, dalla scheda personale dell’autore presso non so quale questura, tutta una sfilza di provvedimenti per azioni ecologiste dimostrative. Credo che la presentazione di un autore purchessia tramite fedina penale costituisca il culmine del procedimento postmoderno di riduzione della narrazione sociale a storiella individuale: il valore dell’ideologia ambientalista viene non più corroborato ma del tutto giustificato col fatto che qualcuno sia disposto a sdraiarsi bloccando il traffico e a farsi tradurre in gattabuia, addossandosi il peso simbolico di una questione che riguarda la collettività, il globo, i secoli. Non per niente il libro si chiama L’ecovandalo: nel suo saggio, infatti, Brooks illustra come le storie – non solo la fiction, anche i resoconti cronachistici, gli esami di coscienza, le deposizioni in tribunale – consistano nel creare un legame artificioso fra eventi grazie a un finale che li dota di un senso, ancora mancante mentre accadevano. L’autore ecovandalico, dunque, presentandosi al pubblico come tale, altro non fa che convincerci che i suoi atti abbiano un senso in ragione del finale che impone forzatamente, quello secondo cui lui è la vittima innocente di un sistema che non comprende anzi mal vede il suo tentativo di salvare il mondo. E’ per questo che, dovendo scegliere fra i due libri, ho comprato quello di Brooks: meglio capire la teoria narrativa che assistere mentre qualcuno la mette in pratica senza accorgersene.

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