Il mal d’Abruzzo, o l’innamorarsi di una regione che è un mondo a parte

“Visitatelo”, dice e scrive nel suo libro Paride Vitale, un Piero Angela marsicano e vincitore dell’edizione 2022 di ”Pechino Express”. La sua è “una guida sentimentale” con aneddoti, emozioni e ricordi personali

L’Abruzzo è una regione remota (“Gli è più lontano che Abruzzi”: così la vedeva Boccaccio nel Decamerone). “Un’isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere”, scrisse Ennio Flaiano in una lettera indirizzata all’amico Pasquale Scarpitti, definendo il Gran Sasso e la Majella “due basiliche che si fronteggiano in un dialogo molto riuscito e complementare”. Come è possibile che quella regione sia così poco conosciuta e frequentata rispetto a tutte le altre regioni d’Italia? Chi ci vive – dal carattere “forte e gentile” – e chi la conosce, ne elogia la bellezza, il cibo, il clima, la qualità della vita, “ma sono cose che sappiamo solo noi”, spiega al Foglio Paride Vitale, un ultrà abruzzese per eccellenza. Nato a Castel di Sangro, in provincia dell’Aquila, ha vissuto fino alla fine del liceo (frequentato ad Avezzano) a Pescasseroli, la capitale dell’ultracentenario Parco nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise. “Un mondo a parte”, volendo citare il titolo dell’ultimo film di Riccardo Milani ambientato proprio lì, dove la noia “ha contribuito in modo fondamentale alla persona che sono diventato”.

Dopo la laurea a Bologna, Vitale è arrivato a Milano diventando esperto di comunicazione e fondando, nel 2011, l’agenzia che porta il suo nome. A quella domanda iniziale, il vincitore dell’edizione 2022 di ”Pechino Express” con Victoria Cabello – con cui ha poi condiviso “Viaggi Pazzeschi” su Sky – non dà una risposta, ma da anni, agli amici, ai conoscenti o a persone incontrate mezza volta – da perfetto problem solver qual è – offre la soluzione: visitare quella regione, scoprirla, innamorarsene e provare il mal d’Abruzzo, “che esiste eccome”. Lo spiega anche nel suo libro D’amore e d’Abruzzo (Cairo, 272 pp., 18 euro), “una guida sentimentale” con aneddoti, emozioni e ricordi personali che dedica alla zia, a sua nonna e ad Amarena, l’orsa brutalmente uccisa l’anno scorso, “l’abruzzese che non ci siamo meritati”.

Con grande sense of humour – inglese come la sua postura, l’approccio alla vita, il modo di manifestare affetto (dategli uno o più gin tonic o un Pimm’s, che prepara magicamente, e sarà vostro per sempre) – e il suo “stile B&RRF” (Barbour and Range Rover Forever), vi farà scoprire in queste pagine le tante bellezze di una regione schietta e selvaggia “ingiustamente (o per fortuna) poco conosciuta”, snobbata dai più. Tra escursioni (“la pigrizia lasciatela a casa”) nelle faggete vetuste patrimonio Unesco, all’Aquila, a Pescara come ai trabocchi di Vasto o con la transiberiana, questo Piero Angela marsicano, “metà tour operator e metà ambasciatore di un luogo esotico”, non mancherà di suggerire al lettore i migliori posti dove passeggiare, dormire e mangiare.

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