Ester Mieli senza parole davanti alla realtà

Non risponde per due giorni, né alle chiamate né ai messaggi. E quando risponde attacca appena sente che dall’altro capo del telefono c’è un giornalista del Foglio. Eppure con Ester Mieli, senatrice di Fratelli d’Italia ed ex portavoce della Comunità ebraica di Roma, vorremmo parlare di un tema che certamente le sta a cuore: l’impegno contro il neofascismo e l’antisemitismo. A partire dall’inchiesta di Fanpage che, attraverso una giornalista infiltrata, ha mostrato come in Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, sia diffusa la nostalgia per il fascismo tra saluti romani, inni al Duce e motti nazisti.

Il 10 maggio, all’inaugurazione di Casa Italia, la sezione giovanile di FdI al centro dell’inchiesta di Fanpage, c’era anche Ester Mieli, evidentemente all’oscuro delle simpatie neofasciste che i giovani militanti di FdI non praticano alla luce del sole. A maggior ragione ci si aspetterebbe una dura presa di posizione della senatrice Mieli, che è vicepresidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, di cui è presidente un simbolo vivente della lotta alla discriminazione come Liliana Segre. Ma la senatrice Mieli si nega, non vuole dire niente. E’ molto meno loquace rispetto a quando, un paio di mesi fa, fu protagonista di uno scontro con il giornalista Giorgio Zanchini: il conduttore di “Radio anch’io”, durante un’intervista sulle proteste per il conflitto a Gaza, per inquadrare il punto di vista dell’interlocutrice, chiese a Mieli se fosse ebrea. La senatrice rispose piccata, che le opinioni sono indipendenti dalla religione che si professa. Zanchini subito dopo chiese scusa alla Mieli, si disse mortificato, spiegò di essere stato frainteso perché la sua intenzione era opposta: voleva far capire agli spettatori il clima di ostilità contro gli ebrei, dopo che una studentessa aveva parlato contro Israele… Ma fu tutto inutile. I più alti esponenti di FdI e anche del governo sollevarono il caso anche in Commissione di vigilanza, parlarono di “episodio inaccettabile” e di “antisemitismo”, trattando uno dei giornalisti più pacati ed eleganti del panorama mediatico italiano come se fosse uno skinhead o un seguace di Hamas. 

Stavolta, invece, che si vedono giovani dirigenti e militanti rievocare il terrorismo nero e fare il “Sieg Heil!” nelle sezioni del partito, c’è molta meno attenzione al rischio di “antisemitismo”. Esponenti del governo dicono che “il servizio è stato costruito sulla base di immagini frammentate, decontestualizzate e riprese in un ambito privato”, esponenti della maggioranza sostengono che a inneggiare al Duce potrebbero anche essere “tifosi della Casertana”, mentre altri si preoccupano della deontologia dell’infiltrazione e se sia “stato acquisito il preventivo consenso” per gli eventuali minori inquadrati (e oscurati) impegnati nei raduni neofascisti. 

In questo contesto surreale, non è dato di sapere qual è l’opinione della senatrice Mieli, cosa pensa da vicepresidente della Commissione straordinaria per il contrasto a intolleranza, razzismo e antisemitismo e personalmente da esponente della comunità ebraica e dirigente di un partito, quello di Giorgia Meloni, dove i giovani si dichiarano fascisti e i vertici minimizzano l’accaduto. La senatrice Mieli sarà molto scossa da quelle immagini, tanto da non riuscire a trovare le parole adatte per esprimere l’amarezza, ma deve fare uno sforzo. Perché è passata una settimana. E da parte sua servirebbe una reazione netta e forte, almeno quanto quella usata contro il povero Zanchini.

Leave a comment

Your email address will not be published.