Schlein a Bruxelles per trattare con i socialisti

Elly Schlein vola in segreto a Bruxelles per serrare i ranghi della sua nuova pattuglia di eurodeputati e negoziare le nuove posizioni di peso nel gruppo dei socialisti europei. La segretaria del Pd arriva a tarda sera, accompagnata dal suo “uomo macchina”  Gaspare Righi,  e punta dritto agli uffici del Partito Socialista Europeo per vedere la capogruppo di S&d, la spagnola Iratxe Garcia Perez, intenzionata a mantenere la sua posizione e pronta a proporre agli italiani una serie di contropartite.

Il risultato elettorale infatti immortala un Pd tra i pochi partiti socialdemocratici in crescita in Europa e la sua nuova delegazione di 21 eurodeputati si attesta come prima delegazione della famiglia dei socialisti Ue. Stando a una prassi consolidata, il risultato darebbe il diritto al Pd di chiedere la presidenza del gruppo, ma fonti interne alla delegazione spiegano al Foglio che Schlein starebbe invece optando per riconfermare Garcia Perez.

Al Parlamento europeo, inoltre, Schlein porta una delegazione numerosa ma eterogenea e soprattutto non particolarmente schleiniana. La pattuglia dem è infatti capitanata dai campioni delle preferenze, come De Caro, Gori, Nardella e Bonaccini, tutti in forza alla minoranza congressuale Pd guidata da Bonaccini stesso. Su 21, inoltre, solo 18 sono iscritti al Pd: Annunziata, Strada e Tarquinio infatti non sono formalmente iscritti al partito, e su alcuni temi, tra cui la difesa, tema chiave per la legislatura in avvio, rischiano di prendere la deriva allontanandosi dalla famiglia socialista.

Tra le questioni chiave da chiarire per Schlein ci sarà quella della vicepresidenza dell’Eurocamera in quota dem. Il Nazareno sarebbe orientato a lasciare la poltrona alla minoranza Pd senza interferire nella scelta. Bonaccini avrebbe mostrato interesse per la posizione, attualmente nelle mani di Pina Picierno, ma dai Socialisti Ue avrebbero fatto sapere che sarebbe meglio qualcuno non alla prima legislatura. Picierno, d’altronde, è determinata a candidarsi, forte del fatto che il gruppo sembra andare verso la riconferma di tutti i precedenti vicepresidenti. Picierno inoltre gode di una rete di appoggi dentro al gruppo dei socialisti, soprattutto tra i tedeschi e i Paesi dell’Est Europa, grazie alle sue posizioni ferme sulla difesa dei Ucraina che potrebbe far valere come contraltare alle posizione poco ortodosse dei tre indipendenti schleiniani.

Quasi fatta invece per Brando Benifei alla vicepresidenza del gruppo S&d  in quota Pd. Elisabetta Gualmini, attuale vicepresidente del gruppo, spiega al Foglio di “non essere intenzionata a rinnovare la carica”, lasciando così la porta aperta a Benifei che con molta probabilità sarà invece costretto a lasciare il posto di capodelegazione Pd, nelle mani di Nicola Zingaretti, uno dei pochi neoeletti che, dal voto a oggi, ancora non ha messo piede a Bruxelles. Da chiarire invece il ruolo di Camilla Laureti, unica eurodeputata della scorsa legislatura ad aver supportato Schlein al congresso e rieletta con un ottimo risultato in Centro Italia, per cui la segretaria vorrebbe un posto preminente nella prossima delegazione Ue.
Rimane aperta anche la partita per la presidenza delle commissioni parlamentari, con Irene Tinagli che punta a mantenere la presidenza della Commissione Economia e Antonio Decaro che invece ambisce alla presidenza della Commissione Affari Regionali, da tenere per un anno fino alle elezioni regionali in Puglia, in cui dovrebbe tornare nella sua regione per succedere a Michele Emiliano.

Rimane da chiarire invece il rebus della presidenza dell’Eurocamera. Sebbene la conferma della popolare Roberta Metsola a luglio appaia quasi scontata, la sua permanenza alla guida del Parlamento Europeo dovrebbe durare solo mezzo mandato, lasciandola libera di correre alle elezioni politiche maltesi nel 2027. A quel punto dovrebbe aprirsi una finestra per i socialisti Ue, e se gli spagnoli volessero tenersi la presidenza del gruppo, la sedia più alta dell’Eurocamera potrebbe toccare nuovamente a un eurodeputato Pd. Ma occhio agli accordi sul futuro, “l’Europa tra due anni e mezzo potrebbe essere molto diversa da oggi”, spiegano dal Pse.

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